Lui ha 27 anni, lei dieci di meno: l’ha violentata, è stato preso, arrestato, processato. Si aspettavano tutti una condanna che fosse da esempio, ma non è andata così.
È successo a Cork, Irlanda, 120mila abitanti, ex roccaforte dell’IRA e patria di Michael Collins, figura di spicco nella storia dell’indipendenza. Una comunità tranquilla e culturalmente frizzante, scossa nel profondo dalla sentenza del tribunale, che ha scagionato il violentatore dall’accusa di aver approfittato di una minorenne.
Ma Cork non ci sta, è scesa in piazza, unita sotto l’hashtag #ThisIsNotConsent, questo non è consentito. La prova regina, esibita dall’avvocato dell’aggressore, Elizabeth O’Connell, è stata la biancheria intima della ragazza, mostrata in aula: un perizoma con la parte anteriore in pizzo, accompagnata da una frase sibillina rivolta alla giuria: “Guardate com’era vestita”. Un po’ come dire: se l’è cercata.
Da giorni, le donne irlandesi urlano la loro rabbia, mostrando sui social foto della propria biancheria intima, ma sempre filtrato da #ThisIsNotConsent: anche se indosso queste, non significa che devo essere violentata.
Una protesta che ha raggiunto perfino il parlamento, dove la deputata Ruth Coppinger ha mostrato in aula un tanga in pizzo chiedendo pubblicamente come sia possibile incolpare le donne per quello che indossano.