Il ritorno di Aldssandro Di Battista dal Sudamerica non solo solo non ha portato un voto in più al "fratello" Luigi Di Maio, ma le elezioni in Abruzzo per il rinnovo della carica di governatore suona invece come una drammatica sconfitta. Il ritono del rivoluzionario coincide con un calo spaventoso rispetto al 4 marzo, quando i grillini avevano portato a casa oltre 300 mila voti, mentre questa volta non arrivano a 50 mila. La candidata "del cambiamento", Sara Marcozzi (nella foto con Beppe Grillo), arriva terza con una percentuale inferiore al 20 per cento (mancano ancora i dati definitivi). Vince la Lega, primo partito con il 26,2%, e guida il centrodestra unito verso una vittoria netta (48,3%), i 5 Stelle affondano e si fermano al 19,8, dato ancora provvisorio. Il candidato del centro sinistra Giovanni Legnini, che ha corso con una lista propria, trascina la coalizione a un lusinghiero secondo posto con 31,2, viste le premesse. L’affluenza scende al 53,1%, 8 punti in meno rispetto al 2014.
Marco Marsilio di Fratelli d’Italia conquista così la poltrona di governatore dell’Abruzzo sostenuto da Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni: "Grazie Abruzzo, grazie Italia più forti degli attacchi, delle bugie e delle polemiche", ha twittato il vicepremier della Lega. E Fratelli d'Italia celebra il suo primo governatore. Forza Italia con il 9,5% contiene la flessione rispetto alle Politiche 2018. Scene di entusiamo nel comitato elettorale di Marsilio, soddisfatti Legnini e i Dem, e soddisfatta pure la Marcozzi che parla di un "allineamento" rispetto ai risultati del 2014, quando era stata eletta consigliere con il 21 per cento. Ammettere la sconfitta? Non se ne parla proprio. Ma la legge dei numeri non lascia spazio ai pietosi slalom post-elettorali da Prima Repubblica.