Numeri bassi. Non pià di 5,6 mila antagonisti delle frange più violente erano pronte a sfilare con i cortei Europa Stop, il più pericoloso secondo gli analisti, e quello dei Movimenti e Territori del No Sociale, a cui svevano aderito aderito i No Tav della Val Susa, partiti per la Capitale con bus e treni. In questo contesto, 122 Notav a bordo di due pullman sono stati bloccati dalla Digos e trasferiti a loro volta, tra flebili proteste, in un commissariato romano. Trattenuti per 8 ore. Alla fine un'attivista M5s ella Val Susa ha ccomentato su fb: "Tuttto programmato, così potranno dire che senza i No Tav non è successo nulla".
Analisi dei documenti ant-Ue: cavalcare il disagio
La struttura delle piattaforme anti-Ue è assai semplice. E' un collage del malcontento che serpeggia in una Europa piegata dalla crisi economica più di tuttto il Dopoguerra. Con tutte le ricadute nella vita di milioni di persone. Poi il riferimento al referendum del 4 dicembre, che ha visto coagularsi attorno al No una platea immensa dall'estrema destra di Casa Pound sino alle frange più estreme dell'estremismo passando per D'Alema sino a Forza Italia. Il senso è quello di una "vittoria tradita". Sarà questo il collante che, secondo i promotori del Movimenti e Territori del No Sociale, dovrebbe portare a Roma migliaia di attivisti ma non solo, cercando consenso tra le folle di disoccupati, precari, senza casa; insomma una chiamata alle armi nei confronti di chi è rimasto indietro, di chi non ce la fa. Serviranno, costoro, a nascondere nelle loro fila pacifiche e colorate i cappucci neri dei black bloc. Destinati, loro che non sanno come si conduce una guerriglia metropolitana, a finire sotto le cariche dei battaglioni e dei reparti mobili che difenderanno la zona rossa per proteggere il vertice. E' un meccanismo che si ripete monotono da oltre un decennio, da quando sono tornate le tensioni in strada, dopo un lungo periodo di apparente pace sociale.
Da Torino partono per Roma con una logistica importante, treni e bus, gli autonomi di Askatasuna, del Gabrio e i segmenti violenti del movimento No Tav. Vanno per sostenere gli scontri la cui dinamica-organizzazione è stata da tempo, da mesi, pianificata nei dettagli più minuti. Circolano piantine distribuite clandestinamente agli attivisti più fidati, con spiegate le vie di fuga, i possibili rifugi dopo gli scontri, persino l'indirizzo di medici e di avvocati, che si presenteranno asl corteo con la pettorina gialla dei legal team. La storia si ripete. Con la sincera speranza che nessuno si faccia male. Ma le premesse sono molto preoccupanti.
Il documento
Così il documento dei promotori delle manifestazioni anti-Ue
"...Da Maastricht al Fiscal Compact, dalle guerre esportate ai confini imposti con le armi e le deportazioni, la storia della UE è segnata dalla sempre più pressante compressione di diritti e imposizione di tagli alla spesa pubblica, lutti e sofferenze sociali per i suoi cittadini e per quanti hanno tentato di varcarne le porte.
Alla crisi economica mondiale le "elites" della UE hanno risposto con politiche neoliberiste sempre più radicali, centralizzando decisioni fondamentali in materia di finanza, governo del territorio e politiche internazionali su organismi neanche eletti come la BCE e la Commissione Europea.
L'austerità imposta alle popolazioni che continua a produrre impoverimento e assenza di servizi essenziali garantisce però a banche e grandi imprese alte quote di rendita e profitti; la UE è ormai l'Unione Europea in crisi, un sistema irriformabile nelle sue istituzioni e nelle sue politiche finanziarie e di governo.
Le politiche di governo e degli enti territoriali nel nostro paese sono diretta conseguenza delle decisioni prese in quei palazzi.
In questo scenario, molte cose stanno cambiando: se da un lato vediamo decadere il vecchio "blocco neoliberale", dall'altro si affacciano in maniera sempre più importante forze politiche sovraniste e nazionaliste, portatrici di un'idea di Europa costruita su basi etniche, intrise di razzismo e se non addirittura di neofascismo.
Siamo in quel "no sociale" che si è espresso nel referendum del 4 dicembre e che resiste alla crisi e lotta contro le politiche sociali ed economiche fatte su misura di chi ci governa Siamo tra le giovani generazioni e i precari che lottano per i diritti sociali e una formazione che sia all'altezza di bisogni e desideri. Siamo lavoratori, operai, disoccupati e gli impoveriti che si battono sui luoghi di lavoro e nelle nostre città rivendicando salario, reddito, diritto all'abitare e una qualità della vita dignitosa e desiderabile.
Siamo tra quelli che superano frontiere e fili spinati affermando con coraggio la libertà di movimento.
Siamo tra coloro che nei territori resistono con forza ai saccheggi, alle devastazioni ambientali, alle speculazioni edilizie e alle grandi infrastrutture.
Il 25 marzo è un'occasione che non possiamo perdere per far sentire la nostra voce e possiamo già promettere che il 26 e 27 maggio saremo a Taormina in occasione del G7, quando i potenti della terra si riuniranno facendo l'ennesimo affronto al Sud Italia sempre più espropriato di risorse e ricchezze Il 25 marzo all'Europa della finanza, dei nazionalismi e dell'austerità contrapponiamo le lotte per il riscatto sociale a partire dai territori resistenti ed autonomi che contrastano i processi di espropriazione, privatizzazione e le politiche di impoverimento.
Ci vediamo il 25 marzo, ore 14 in Porta San Paolo!