Di Germano Longo
“E adesso la pubblicità”, anno 1985, dall’album “La vita è adesso”. A 34 anni di distanza, con 4 milioni di copie, resta l’album più venduto della discografia italiana. Non serve altro per capire che Claudio Baglioni, per il secondo anno consecutivo, è il vero vincitore morale e materiale del Festival della Canzone Italiana di Sanremo. L’edizione numero 69, probabilmente l’ultima della sua idea di come dovrebbe essere una rassegna musicale che sappia disegnare i nuovi confini della canzone italiana.Mancano 10 minuti all’una quando i tre conduttori leggono la classifica e in platea si scatena il putiferio, quando si scopre che Loredana Bertè conquista solo il quarto posto, ad un passo dal podio.
Ed è ormai l’una e mezza di notte quando Alessandro Mahmood, milanese, classe 1992, madre italiana e padre egiziano, trionfa sdoganando i nuovi linguaggi della musica italiana alla lunga storia del Festival. Dietro di lui Ultimo e i tre ragazzi de Il Volo.
La serata
L’aria di un circo che stava già smontando il tendone si è respirata dalle primissime parole di Claudio: fra le righe si poteva forse leggere l’addio a una parentesi affascinante e difficile sistemata dopo una carriera lunga, fortunata e invidiabile.
Probabilmente lo ricorderemo come il Festival delle occasioni perdute, un palcoscenico così importante che per tanti poteva valer la pena giocare qualche carta nuova. Non è stato così, quasi mai, ma forse il segreto di Sanremo è proprio questo, essere una delle ultime certezze di questo Paese, uno dei pochi posti del cuore, dove da 69 anni a questa parte nessuno si senta smarrito.
Daniele Silvestri e Rancore “ArgentoVivo”
Voto: 6,5
L’intenso manifesto generazionale di Silvestri fa incetta dei premi che a fine serata sono smazzati a piene mani. L’aggiunta rap-incazzata di Rancore è il tocco di maestria, la prova che nel costruire un pezzo, l’esperienza conta.
Anna Tatangelo “Le nostre anime di notte”
Voto: 3
Se solo osasse cambiare autori, con la voce che si ritrova potrebbe raccogliere molto, ma molto di più. Invece mette in musica sofferenze che non passano causa banalità. Previsioni rispettate: tagliata fuori da tutto e relegata al fondo della classifica, malgrado la commozione finale.
Ghemon “Rose viola”
Voto: 3
È toccato a lui partire da Avellino per portare fino a Sanremo il “conscious hip hop”, sottogenere che predilige i temi sociali. C'è riuscito in parte, lasciando il dubbio che abbia perso tempo.
Negrita “I ragazzi stanno bene”
Voto: 4
Vale la stessa paternale della Tatangelo: vero che ogni artista ha il suo stile e se lo tiene stretto, ma quant’è bello sperimentare un po’, quando si è una band tra le più prolifiche in circolazione? Niente, occupato.
Ultimo “I tuoi particolari”
Voto: 5
Lo davano fra i vincenti un po’ tutti, dai bookmaker al pubblico passando per la critica, a dimostrazione che il nome d’arte pseudosfigato in realtà gli porta bene. Malgrado un mare di stecche che proprio nella finale poteva evitarsi. Per il suo bene.
Nek “Mi farò trovare pronto”
Voto: 3,5
Il trio è completo: dopo la Tatangelo e i Negrita, Nek è il terzo che una volta beccato il successo, si è incastrato sulle stesse strofe melodiche, senza abbandonarle più. Chiude l'esperienza precipitando verso il fondo della classifica.
Loredana Bertè “Cosa ti aspetti da me”
Voto: 6,5
La diciamo tutta? La carriera di Loredana sembrava avviata verso l’oblio. Poi, la musica fa anche questo, la scorsa estate è ridecollata alla grandissima. In tanti (Ariston compreso) la volevano fra la terzina vincente, ma i bookmaker erano d’accordo, e avevano ragione.
Francesco Renga “Aspetto che torni”
Voto: 3
Dopo essere cascato da gonzo nell’ultima polemica del Festival, ha passato la giornata a ripetere di non essere maschilista. Potrebbe aggiungersi all’elenco di coloro che preferiscono gli accordi conosciuti al coraggio di osare. E in più stavolta è sembrato anche risparmiare sulla voce.
Mahmood “Soldi”
Voto: 7
Pare sia già diventato un tormentone radiofonico, e sicuramente è il brano più internazionale del Festival, un meltin pot di culture e generi che da queste parti sta diventando merce rara. Il trionfatore di Sanremo 2019.
Ex-Otago “Solo una canzone”
Voto: 4,5
Pare che uno yacht li aspettasse per salpare in caso di vittoria. Ovvio, è rimasto all'ancora.
Il Volo “Musica che resta”
Voto: 6,5
Il bel canto, quello che da 69 anni – piaccia o meno – incarna il significato della Canzone Italiana celebrato a Sanremo. Un po’ ripetitivi, siamo d’accordo, ma comunque premiati dalle giurie con un onorevole terzo posto.
Paola Turci “L’ultimo ostacolo”
Voto: 4,5
È stata sincera: “Vincere Sanremo sarebbe come fidanzarmi con Brad Pitt: impossibile”. Il brano è carino, ma non sarà quello a farla ricordare: se esistesse, le spetterebbe il premio per il miglior décolleté e per il look più sexy-elegante dell’edizione 2019. A 54 anni è un bel riconoscimento.
Zen Circus “L’amore è una dittatura”
Voto: 4
Anche loro sono convinti che avrebbero potuto vincere il Festival solo “In un futuro distoptico”. Resta valida l’ottima idea di prendersi una sbornia in uno dei peggiori bar di Sanremo, anche per festeggiare come si deve i vent’anni di carriera.
Patty Pravo e Briga “Un po’ come la vita”
Voto: 3
All’ultima sera, incredibile, riescono a partire senza neanche un intoppo. L’incontro fra due generazioni però ha qualcosa che non gira, come affrontare una salita con la frizione che slitta: difficile arrivare in cima.
Arisa “Mi sento bene”
Voto: 5,5
È il nuovo corso di Rosalba Pippa, che in questi giorni ha dichiarato di non voler più cantare canzoni tristi. E in effetti il brano sanremese sprizza energia e il ritornello-tormentone sarà uno dei più ricordati. Però la sera della finale non sembrava stesse così bene.
Irama “La ragazza con il cuore di latta”
Voto: 6
Bel pezzo, per essere così giovane inserire un coro gospel non è scelta da sottovalutare. Amatissimo dai più giovani e dai fans di “Amici”, poteva essere l’outsider, ma si è fermato al settimo posto.
Achille Lauro “Rolls Royce”
Voto: 6,5
A cosa si riferisca, se all’ecstasy o alle berlinone inglesi da reali e notabili non si sa. Lui ha rimandato al mittente ogni accusa, e il target che lo segue ovunque non ha mai avuto dubbi assegnandogli d’ufficio il ruolo di vincitore. In effetti lo è, anche solo moralmente, malgrado il nono posto sia stato inaspettato.
Nino D’Angelo e Livio Cori “Un’altra luce”
Voto: 4,5
Vale un po’ quanto detto per Patty Pravo e Briga, ma con l’aggravante di voler dare nuovi contorni alle voci passate e presenti della napoletanità. Ci riescono a tratti, ma più spesso ancora sembrano pasticciare un po’. Finiscono ultimi, perfino immeritatamente.
Federica Carta e Shade “Senza farlo apposta”
Voto: 3,5
Non hanno mai neanche pensato un istante di poter vincere, ma come artisti navigati sanno perfettamente che esserci può bastare a far decollare le rispettive carriere. Il brano è già un tormentone, amatissimo da quelli che un tempo chiamavano “teenager”.
Simone Cristicchi “Abbi cura di me”
Voto: 5
L’inno alla vita di Cristicchi, come sempre parlato, raccontato, sussurrato. I social si sono divisi fra chi l’ha eletto a nuovo “I have a dream” e chi invece non riesce ad arrivare fino in fondo. Chiude quinto, ma si rifà con i premi delle giurie.
Enrico Nigiotti “Nonno Hollywood”
Voto: 3
Neanche all’ultima sera l’hanno accontentato: entra in scena a mezzanotte passata abbondantemente, anche se aveva provato a protestare chiedendo orari più umani. Il brano, nuovissimo, sembra un po’ datato.
Boomdabash “Per un milione”
Voto: 6,5
Simpatici, sciolti e rilassati, hanno portato sul palco dell’Ariston l’idea che la musica può fare tante cose: emozionare, far pensare, cambiare le idee e muovere rivoluzioni, ma ogni tanto anche divertire. A proposito: il pezzo non parla di spiagge, cocktail e villaggi turistici, ma di un figlio in arrivo. Mica cotiche.
Einar “Parole nuove”
Voto: 5,5
Insieme a Mahmood e ad altri cinque giovani, Einar ha già vinto: sta per partire per un tour mondiale organizzato dalla Rai con il Ministero degli Esteri. Il brano è energico e lui buca lo schermo: il ragazzo si farà, anche se chiude l'esperienza sanremese al penultimo posto.
Motta “Dov’è l’Italia”
Voto: 4,5
Gli tocca l’ingrato compito di dover chiudere la 69esima edizione del Festival di Sanremo, e in fondo la frase che fa da titolo è un modo per riportare questo paese ai problemi che domattina, puntuali, torneranno uno dopo l’altro. Si porta comunque a casa il premio per il miglior duetto, in coppia con Nada.
Superospiti
Quelli giù a Roma, dalle parti di Montecitorio, dovrebbero assumerlo come coach: Eros Ramazzottiè uno dei pochi italiani ad essere amato in tutto il mondo, un vanto dell’export, un simbolo tricolore che sa far sognare gli stranieri, convinti che gli italiani veri siano come lui e quelli come Toninelli un errore che statisticamente bisogna accettare.
AncheElisaha ormai vent’anni di carriera alle spalle e un talento vocale e compositivo davvero invidiabile. “Anche fragile”, singolo tratto dal nuovo album “Diari aperti”, è il suo omaggio al Festival, dove nel 2001 ha partecipato e vinto con l’indimenticabile “Luce (tramonti a nord-est)”. Da allora si è rivista nel 2007 e nel 2010, ma come ospite. Insieme a Baglioni, Elisa ricorda Luigi Tenco con “Vedrai vedrai”, struggente brano del 1965 dedicato alla mamma.
La classifica finale
1. Mahmood
2. Ultimo
3. Il Volo
4. Loredana Bertè
5. Simone Cristicchi
6. Daniele Silvestri
7. Irama
8. Arisa
9. Achille Lauro
10. Enrico Nigiotti
11. Boomdabash
12. Ghemon
13. Ex-Otago
14. Motta
15. Francesco Renga
16. Paola Turci
17. Zen Circus
18. Federica Carta e Shade
19. Nek
20. Negrita
21. Patty Parvo e Briga
22. Anna Tatangelo
23. Einar
24. Nino D’Angelo e Livio Cori
I premi
Premio alla miglior esibizione duetti: Motta e Nada
Premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo: Daniele Silvestri
Premio della critica “Mia Martini”. Daniele Silvestri
Premio sala stampa “Lucio Dalla”. Daniele Silvestri
Premio “Enzo Jannacci” alla miglior interpretazione: Mahmood
Premio “Lunezia” per il valore musical-letterario: Enrico Nigiotti
Premio “Giancarlo Bigazzi” per la migliore composizione musicale: Simone Cristicchi
Premio “Sergio Endrigo” alla miglior interpretazione: Simone Cristicchi
Premio “TIMmusic”: Ultimo.