Di Germano Longo
Quello che non era successo durante il Festival, blindato nei confini dei buoni sentimenti e di un clima primaverile fatto di amicizia e fiducia, va in scena subito dopo. La polemica la scatena Ultimo, che nella notte della finale, durante la conferenza stampa, se la prende con i giornalisti. Ha il piglio di chi, malgrado una carriera ancora tutta da scrivere, sia convinto di essere destinato alla leggenda. Finge di accettare il secondo posto, ma poi attacca a testa bassa quando scopre che il televoto aveva premiato lui, slittato al secondo posto per il peso dei voti delle giurie interne. E non ci sta: “Che abbia perso per colpa del voto della stampa e di quello di otto persone che con la musica c’entrano poco, è paradossale. Non fate votare la gente, non fategli spendere soldi, perché tanto poi il loro voto non serve a niente”.Insieme alla Bertè, in segno di aperta protesta, Ultimo diserta “Domenica In”, storica passerella del giorno dopo degli artisti di Sanremo. La Bertè, per non lasciare nulla al caso, era stata accompagnata da standing ovation ad ogni uscita sul palcoscenico: la volevano sul podio ma l’ha solo sfiorato, scatenando le proteste.
Finita qui? Per carità, mettetevi comodi, perché dove i nostri governanti vedono un’occasione per far campagna elettorale si buttano a capofitto. Aveva iniziato Salvini, twettando la sua preferenza per Ultimo piuttosto di Mahmood: non lo dice, ma il pensiero corre subito ad un cognome che a Matteuzzo fa scattare l’allarme.
Perfino i “2D”, Di Maio e Di Battista, messi da parte dagli ascolti del Festival, entrano a gamba tesa per riprendersi qualche titolo sui giornali: il primo tuona che il prossimo anno sarebbe corretto affidare la vittoria solo al televoto del pubblico, il secondo – non sapendo del primo - si dice scandalizzato che la politica sia entrata pure nel Festival.
Per finire con Baglioni, che tanti vorrebbero alla guida anche dell’edizione del prossimo anno, ma lui preferisce sfilarsi chiedendo la possibilità di rientrare in un cono d’ombra in cui ragionare e pensare al suo tour in partenza. Era stato proprio lui, fiutando la polemica che montava come la panna, a suggerire per primo l’ipotesi di assegnare la vittoria solo al televoto, perché finalmente anche il Festival sia popolare e populista.