Nel 1958 Feltrinelli pubblica “Il Gattopardo”, capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, lo Scià di Persia ripudia la moglie Soraya, Eisenhower costituisce la NASA e lo strip-tease di Aïché Nana dà il via alla “Dolce Vita”. Ma nulla, per i ragazzini dell’epoca vale quanto un “Mottarello”, il padre di tutti i gelati confezionati, lanciato parecchio tempo prima da Angelo Motta e diventato un fenomeno di costume epocale e uno dei primi capricci dei bambini. Di mezzo, a quel punto, c’era molto di più: il promettente mercato ancora tutto da esplorare dei gelati confezionati e una primitiva battaglia di marketing che rispetto alla scienza esatta in cui si è trasformata oggi, fa perfino sorridere. Ma quelli erano i tempi e quelli gli strumenti con cui misurarsi, combattere e portare a casa risultati.
La pensava così la “Eldorado”, marchio italiano nato dalle ceneri della “Toseroni”, dal nome della famiglia di imprenditori che aveva creato un’azienda specializzata nei gelati confezionati. Alla Eldorado ci arrivano prima di altri: serve una trovata per rendere il marchio conosciuto e da lì riuscire a vendere i propri prodotti.
L’idea arriva proprio nel 1958, esattamente sessant’anni fa, con la sponsorizzazione della Maserati Tipo 420/M/58, una monoposto da competizione passata alla storia dell’automobilismo mondiale, non a caso, come la “Maserati Eldorado”, la prima vettura a poter vantare una sponsorizzazione propria, staccandosi dalle colorazioni che la Federazione assegnava d’ufficio ad ogni paese.
Studiata e realizzata da Giulio Alfieri Maserati per partecipare alla “500 Miglia” di Monza del 1958, la Eldorado ventava un telaio tubolare di tipo “Indy”, un motore V8 da 4,2 litri a corsa corta, 410 CV di potenza e 350 km/h di velocità massima, ma soprattutto un nome che contava moltissimo al volante: Stirling Moss, il pilota inglese che in carriera vanta uno dei record più singolari: aver vinto il maggior numero di gran premi ma senza mai riuscire a conquistare il titolo mondiale.
La Maserati Eldorado diventa la prima pietra gettata su una rivoluzione non solo estetica, lanciata verso un universo parallelo abitato da aziende disposte, da lì in poi, a versare fiumi di denaro pur di piazzare il proprio marchio su sogni a quattro ruote. La Tipo 420/M/58 viene dipinta nella colorazione bianco panna, che sostituisce il rosso con cui era nata, mentre sui lati dell’abitacolo compaiono due grosse scritte “Eldorado”, e altre due sul musetto e sotto il deflettore-parabrezza. Al di sotto delle scritte più grosse l’orogliosa dicitura “Italia”.
Il 29 giugno 1958, la Maserati Eldorado scende in pista per la prima volta a Monza: nelle tre manches previste, Moss si piazza al quarto e quinto posto nelle prime due, concludendo la terza contro il guardrail per la rottura dello sterzo. Malgrado il finale inglorioso, la monoposto di Moss chiude al settimo posto della classifica finale. Ci riprova l’anno successivo a “500 Miglia” di Indianapolis, affidata a Ralph Liguori, ma riesce solo a concludere le qualifiche, per poi rinunciare alla gara per problemi all’alimentazione.
La Maserati Eldorado, in perfetto stato, è conservata con ogni riguardo a Modena, nella “Collezione Panini”.