
Ora è il turno di Kirstjen Nielsen, 47 anni, ministra dell’interno, uno dei pochi volti femminili rimasti al governo, nominata nel dicembre del 2017 al posto di Kelly. L’annuncio con il solito tweet a cui Donald ha abituato il mondo: “Il segretario della Homeland Security Kirstjien Nielsen lascerà la sua posizione e vorrei ringraziarla per il suo servizio. Ho il piacere di annunciare che Kevin McAleenan, attualmente commissario per la difesa doganale e del confine assumerà l’incarico di segretario del dipartimento per la sicurezza nazionale. Ho fiducia che farà un grande lavoro”.

Secondo i media americani, dietro al solito licenziamento via tweet dai toni pacati ci sarebbero litigi furiosi e un faccia a faccia che ha sancito lo strappo. Una resa dei conti che aveva già fatto rotolare la testa di Ronald D. Vitiello, designato a guidare l’agenzia per l’immigrazione e liquidato da Trump senza troppi giri di parole: “Serve una linea più dura”. Come dire inutile nominarlo, perché non ne sarebbe capace.
A dare l’orticaria a Trump sarebbe la bollente situazione al confine con il Messico, dove le richieste di asilo hanno raggiunto livelli di guardia. È toccato a Kirstjen Nielsen, in quasi due anni di incarico, mettere la faccia portando avanti una delle battaglie che rappresentano la bandiera di Trump, compresi scivoloni mondiali come la separazione dei figli dei migranti, il taglio degli aiuti ai paesi Sudamericani, la recente e discussa dichiarazione di emergenza per il confine con il Messico e la questione del muro che ancora non trova soluzione per lo sbarramento Dem. Nulla che le abbia evitato dissapori con il presidente, che accusava la Nielsen di non fare abbastanza per frenare l’emorragia di migranti al confine sud degli Stati Uniti e di essersi assentata ripetutamente mentre il sud della California ribolliva.