È “TripAdvisor”, la celebre app di recensioni turistiche americana diffusa in tutto il mondo, la vittima più eccellente della campagna di “pulizia” voluta in queste ore da Pechino. Il colosso che offre recensioni di hotel, ristoranti e attrazioni di 30mila destinazioni al mondo, è stato rimosso per ordine della “Cyberspace Administration of China” insieme ad altre 105 applicazioni considerate “illegali”.
La maggior parte delle applicazioni è di proprietà di aziende cinesi, e non è ancora chiaro il motivo per cui Tripadvisor sia finito all’interno della campagna di repressione. Nessun commento, al momento, è giunto dall’azienda creata nel 2000 da Stephen Kauser, e neanche dal governo cinese, che si è limitato ad annunciare l’epurazione per quella che ha definito una “necessaria pulizia dei contenuti online”. Secondo le autorità, la campagna si sta svolgendo in conformità con diverse leggi cinesi e mira a cancellare attività illegali, oscenità, pornografia, prostituzione, violenza, frode e gioco d'azzardo. “La Cyberspace Administration continuerà a rafforzare la supervisione e l’ispezione dei servizi di informazione delle applicazioni mobili ritenute illegali, al fine di creare un cyberspazio pulito e accessibile a tutti”.
I social media americani come Facebook e Twitter sono stati a lungo bloccati nel Paese, mentre infuriava una guerra tecnologica fra Cina e Stati Uniti ancora in corso: di recente, l’amministrazione Trump ha minacciato di vietare l’applicazione video “TikTok” a meno che non fosse venduta dalla società madre cinese “ByteDance”.
La Cina è nota per l’adozione di una linea dura per limitare i contenuti online, senza badare alla popolarità. Nel 2018, a rimetterci era stata “Toutiao” – un’app di aggregazione di notizie che all'epoca era il più grande successo della ByteDance – eliminata dagli app store iOS e Android a causa di “contenuti pornografici e volgari” sui suoi feed. Il giorno dopo, Pechino ha ordinato alla ByteDance di chiudere definitivamente “Neihan Duanzi”, una piattaforma social in cui gli utenti erano liberi di condividere contenuti volgari. Nel corso dello stesso anno, la Cina ha bloccato l’applicazione e il sito web del gruppo alberghiero “Marriott” per una settimana: sulle sue piattaforme, Hong Kong e Macao erano indicati come “paesi” indipendenti, scatenando l’ira di Pechino.