Le case sono ancora in piedi, ma la sabbia che da quelle parti è padrona assoluta ha iniziato ad assorbire tutto: è entrata attraverso porte e finestre, riempito le stanze, spazzato via i mobili e ogni traccia di chi ci viveva. A meno di un’ora di macchina da Dubai, appena oltre il confine con Sharjah, il villaggio di “Al Madam” è una ghost town nel cuore del deserto che conserva l’idea di un avamposto di umanità ben progettato, con due file di case parallele e un’elegante moschea.
C’è un senso di inquietudine nell’aria, perché nessuno sa cosa con precisione sia successo: è come se gli abitanti fossero partiti di gran fretta lasciando le porte aperte, senza prendere nulla. Circolano tante storie su Al Madam, la più celebre è che ci viveva è fuggito per via di forze soprannaturali. Ma non c’è più nessuno che possa raccontare la verità, e le teorie del complotto hanno reso Al Madam una meta irresistibile per gli amanti del brivido.
In rete si moltiplicano i forum di consigli per il viaggio e i video-documenti di YouTubers, mentre sempre più tour operator di Dubai includono un’escursione ad Al Madam nel pacchetto delle offerte.
Al Madam è un segreto mal custodito, dice la blogger di viaggi britannica Vanessa Ball, che l’ha visitato lo scorso anno. “Parte dell’attrattiva è che il villaggio è totalmente aperto: la maggioranza delle porte sono aperte e alcune case non ne hanno proprio. Quando sarà pieno di gente perderà bellezza, anche se al momento non esistono piani per sviluppare Al Madam come attrazione turistica”.
In mancanza di informazioni sulle cause dell’abbandono del villaggio, le voci di qualcosa di soprannaturale si sono diffuse ampiamente, amplificate dai racconti dei residenti dei villaggi vicini, che parlano dello spirito malvagio di una donna con gli occhi da gatto e due machete al posto delle mani.
Nel 2018, la “Sharjah Art Foundation” ha tentato di ricostruire la storia del villaggio, ma la conclusione è lacunosa: costruito negli anni Settanta, era stato abbandonato pochi anni dopo pare per le continue tempeste di sabbia che lo rendevano inabitabile. A questa teoria si aggiunge la spiegazione di Yasser Elsheshtawy, professore di architettura alla Columbia University: “A partire dalla fine degli anni Sessanta, il governo si era impegnato a fornire alloggi alla popolazione nomade beduina come parte del processo di modernizzazione del Paese. Al Madam è un esempio di abitazione per popolazioni nomadi, basata su un modello prestabilito, con recinzioni intorno a cortili aperti e stanze di misure standard. Alcuni degli insediamenti sono stati assemblati così rapidamente che le infrastrutture non erano sempre presenti, il che potrebbe aver portato i beduini ad abbandonarli: ad Al Madam, ad esempio, mancava l’elettricità”.