Le spiagge bianche, le palme, i tramonti rosso fuoco, il blu intenso dell’Oceano Indiano e le stelle dall’Equatore, che sembrano così vicine da poterle toccare. Le 115 isole delle Seychelles sono uno degli ultimi paradisi terrestri, un patrimonio protetto dall’Unesco che ogni anno attira 350mila turisti. Gente che arriva, prende il sole, scatta foto fra i pesci della barriera corallina, compra souvenir e riparte con gli occhi pieni di azzurro, ma senza quasi mai sapere che alle spalle si è lasciato un inferno.
La realtà dei 95mila abitanti delle Seychelles è ben diversa: sono uno dei paesi al mondo con il più alto tasso di dipendenza da eroina. Ne fa uso il 10% della popolazione, giovani e anziani, riforniti in modo massiccio da carichi che partono dall’Afghanistan e passano attraverso l’Africa per approdare indisturbate in una delle 115 isole dell’arcipelago, troppe per essere controllate una per una. Una diffusione preoccupante, accompagnata da un numero di decessi in crescita esponenziale, da aver convinto lo stato centrale a depenalizzare i tossicodipendenti, trattandoli come malati cronici seguiti attraverso programmi obbligatori di recupero. Una reazione che insieme alla distribuzione di metadone sembrava aver avuto la meglio, ma la reazione dei narcotrafficanti è stata immediata, con il drastico abbassamento dei prezzi: dalle 100 rupie (70 dollari) di un tempo si è arrivati a 30, poco più di due dollari. E la preoccupazione aumenta con l’arrivo delle droghe sintetiche che stanno invadendo anche il resto pianeta, contro cui il metadone non basta più.
A ridurre così una popolazione intera, secondo una recente inchiesta della BBC, è l’esatto motivo che al contrario avrebbe dovuto regalare al paese ricchezza e tranquillità: il turismo. Una fortuna che nel tempo si è trasformata in una condanna a vita, perché le esistenze, le abitudini, gli orari e i tempi di chi ci vive sono stati costretti a piegarsi a quelli delle migliaia di persone che sbarcano a Mahé e si aspettano ciò che i depliant turistici promettono. Risultato: sogni e aspirazioni svanite per lasciare posto a frustrazioni, depressioni e senso di inutilità in cui eroina e cocaina sembrano l’unica via d’uscita per sopportare e andare avanti.
“Sono i giovani il problema maggiore: non studiano, non lavorano, non hanno interessi. Di giorno girano per le spiagge dei resort per vendere noci di cocco, di notte si infilano negli alloggi e negli appartamenti per svuotarli -racconta un tassista agli inviati della BBC – hanno imparato che i turisti pagano senza fiatare 60 dollari per 20 km in taxi o 10 dollari per una noce di cocco: a che serve studiare e perdere tempo?”.