Per l’Unicef, quella che sta vivendo il Congo è la più grande epidemia al mondo di morbillo: dallo scorso gennaio si sono registrati 203.179 casi, con oltre 4.096 decessi. Addirittura più della temibile Ebola, che ha fatto 2.143 morti. Una recrudescenza della malattia che dallo scorso anno si è addirittura triplicata, e ha moltiplicato anche il lavoro delle organizzazioni umanitarie, Unicef in prima fila, che ha accelerato i tempi delle cure per le persone già colpite e delle vaccinazioni che lo scorso anno hanno raggiunto la cifra record di 8,6 milioni di dosi. In diverse zone focolaio delle 26 province colpite sono stati distribuiti kit medici che contengono antibiotici, sali, vitamine, antidolorifici e antipiretici.
A farne le spese sono soprattutto i bambini, in particolare quelli più piccoli, al di sotto dei 5 anni di età, che da soli rappresentano il 74% dei casi e il 90 dei morti. È una corsa contro il tempo, malgrado gli 1,4 milioni di bambini già vaccinati nelle zone più impervie del paese, dove l’accesso alle cure è quasi impossibile. “Un sistema sanitario debole, l’insicurezza, la diffidenza delle comunità verso i vaccini e gli operatori e le difficoltà a livello logistico hanno contribuito a creare un elevato numero di bambini non vaccinati a rischio di contrarre la malattia”, commenta Edouard Beigbeder, rappresentante Unicef in Congo.