Il sequestro di Silvia romano, 22enne cooperante italiana in Kenya, sarebbe opera di criminali locali che avevano seguito la giovane nei giorni precedenti al blitz. Degli otto, cinque sono attualmente ricercati mentre i due arrestati il giorno di Santo Stefano per il sequestro saranno processati a Nairobi il 29 e 30 luglio. A Natale Silvia era ancora viva ma gang, pressata dalla polizia, avrebbe ceduto la prigioniera ad altre organizzazioni criminali. Un cittadino somalo di 35 anni, ha ammesso le sue responsabilità e sta collaborando con gli investigatori. Lo avevano trovato in possesso di una delle armi usate nel raid di novembre. I carabinieri del Ros lavorano fianco a fianco con i detective keniani Fino al giorno di Natale, Silvia era viva. E' quanto emerge al termine del vertice avvenuto oggi a Roma tra le autorità giudiziarie italiane e keniote. Le informazioni dell’Intelligence erano concordi. Due kenioti arrestati il 26 dicembre in quanto ritenuti gli esecutori materiali del sequestro lo hanno fermato con forza. “L’abiamo ceduta in vita, poi non sappiamo più niente”. E torna in campo la pista dei guerriglieri islamici somali. Se fosse finita davvero in mano loro, le speranze di ritrovarla in vita si riducono sensibilmente.
In un vertice con il procuratore generale del Kenya, Noordin Mohamed Haji e il pm titolare del procedimento aperto a Roma, Sergio Colaiocco, ricostruite le fasi del sequestro avvenuto nella contea di Kilifi da parte di un gruppo armato di 8 persone che aveva fatto irruzione nel centro commerciale di Chacama, sequestrando Silvia Romano senza cellulare e passaporto su una moto verso una boscaglia nei pressi del fiume Tana.