Contrordine: Silvia è viva. Meno di un mese fa, verso la fine di marzo, dal Kenya erano giunte voci allarmanti che ipotizzavano la tragica fine della volontaria di “Africa Milele”, rapita il 20 novembre dello scorso anno e svanita nel nulla insieme ai suoi rapitori. Ma la speranza proprio in queste ore si è si riaccesa grazie ad una rogatoria internazionale presentata dall’Italia in cui si chiedeva la possibilità di inviare nel paese africano dei carabinieri del Ros per esaminare il fascicolo e gli indizi raccolti finora. Una richiesta che era arrivata dopo troppi mesi di silenzio assoluto da parte delle autorità kenyane.
La richiesta è stata accolta e i Ros sono volati a Nairobi per valutare lo stato delle indagini: hanno avuto accesso al fascicolo delle indagini e perfino ai tracciati dei cellulari utilizzati dai rapitori, affermando che “Siamo sicuri che Silvia sia viva, tutti i nostri sforzi sono concentrati nelle ricerche”. Una sola frase, sufficiente a riaccendere le speranze sulla sorte di questa 23enne milanese, laureata come mediatrice culturale e al suo secondo viaggio come cooperante.
L’ipotesi è che gli investigatori abbiano avuto la prova che la giovane italiana sia ancora in vita e in queste ore si stia trattando la liberazione. L’altra piccola certezza è che Silvia si troverebbe ancora in Kenya, nel fitto della foresta di Boni, e non sarebbe passata nelle mani dei terroristi somali di al Shabaab, come si temeva. Anche se pare che un passaggio fra bande dell’ostaggio ci sia stato, come confermato da Ibrahim Adan Omar, uno dei rapitori, che arrestato avrebbe fornito una prima ricostruzione del sequestro.