Raccogliamo l’appello lanciato ai media a da Angelo Ferrari dell’AGI, a proposito della necessità di “rompere il silenzio” sulla scomparsa della cooperante italiana Silvia Romano, 22 anni, scomparsa in Kenya sei mesi fa e degli altri connazionali spariti in Africa.
Redazione ISM
Scrive Ferrari: “Sei mesi, sei lunghissimi mesi senza notizie certe di Silvia Romano. La giovane cooperante italiana è stata rapita il 20 novembre del 2018 nel villaggio di Chakama, a 80 chilometri da Malindi in Kenya. Sei mesi fa Silvia è stata sottratta da una banda di criminali al suo lavoro in favore dei più deboli, i bambini, di coloro che hanno poco o nulla, nonostante la vicinanza alla città costiera del Kenya amata, soprattutto, dagli italiani. Un luogo che schiaffeggia la povertà.Non ci sono notizie certe sulla sorte di Silvia e nemmeno dove sia tenuta prigioniera. Da mesi tutti tacciono.Le forze di polizia keniane non dicono nulla. Le autorità italiane nemmeno”.
Fare il punto non è facile. Perché il ministero degli Esteria, l’unità di crisi della Farnesina, tace su tutta linea e non sappiamo se la richiesta della procura di Roma e dei Rom dei carabinieri che aveva chiesto ai kenioti di formare un pool interforze sia stata accolta o no.
“Come interpretare questo silenzio? Già molto si è detto sull’incapacità delle forze di sicurezza del Kenya - spiega in toni duri Ferrari - di venire a capo di un rapimento anomalo, che doveva risolversi rapidamente.Un sequestro messo in atto da una banda di criminali comuni che, però, con il tempo pare essersi sfaldata, dopo l’arresto di uno dei componenti. Non è chiaro se la giovane sia passata di mano, magari a una banda di criminali più organizzata. Non è chiaro, nemmeno, dove si trovi la giovane cooperante italiana. Nessuno sa dirlo. Le ipotesi si susseguono come fossero una litania infruttuosa”.
Ripercorrendo le cronache di quei giorni, la liberazione di Silvia sembrava imminente, addirittura poche ore il sequestro. La polizia diffondeva comunicati ottimistici, in cui si dava notizia di decine di arresti e di 2imminenti sviluppi”. Alla fine, s’è cercato di dipingere Silvia come una ragazzina “avventata”, che aveva corsi rischi inutili pur sapendo del pericolo era esposta, a cui in molti avevano consigliato prudenza”.
“Quasi a volere gettare fango su una giovane che era partita dal Kenya solo per inseguire un sogno e animata dal desiderio di aiutare i più poveri. Ma non solo.Notizie false che nessuno, le autorità del Kenya e nemmeno quelle italiane, si è premurato di smentire. Questo lo si doveva e si deve a Silvia Romano. Invece solo silenzio. Un mandato al riserbo voluto dalla famiglia, e questo è comprensibile, e dalle autorità per “non intralciare le indagini”. La domanda è questa: ha ragion d’essere, ancora, il silenzio? Nessuno vorrebbe che questo tacere si traduca in indifferenza”, aggiunge l’AGI.
a Milano, però, hanno organizzato un “girotondo per Silvia” per non dimenticare, proprio allo scadere del sesto mese dal rapimento.“Silvia si trovava nel Paese africano come cooperante internazionale, seguiva le attività di una scuola, lavorava con i bambini keniani di un villaggio rurale. La sua scelta è quella di migliaia di ragazzi e ragazze che hanno deciso di mettersi al servizio del prossimo, in Italia e nel mondo”, scrigno le associazioni che lo hanno promosso nel suo quartiere. Le associazioni hanno chiesto “al Consiglio Comunale di Milano di ritornare a far sentire la sua voce per sollecitare il massimo impegno delle Istituzioni centrali, pur nel riconoscimento degli sforzi finora compiuti, e per chiedere al Governo Italiano di riferire circa la situazione di Silvia Romano rispettando le dovute cautele necessarie in questi casi”,
Un forte appello, dunque, alle autorità italiane, in primis al presidente Sergio Mattarella: i servizi segreti e i Ros dei carabinieri stanno non hanno mai smesso di indagare ma hanno bisogno della massima collaborazione da parte degli investigatori locali.
E nulla si degli altri italici rapiti in Africa. Padre Gigi Maccalli rapito il 17 settembre del 2018 in Niger è sparito nella nulla. Poi nessuna notizia di Luca Tacchetto ed Edith Blais non si hanno più notizie dal 16 dicembre 2018, spariti nel Burkina Faso. Conclude Ferrar: “Rompere il silenzio, su tutte queste tragiche vicende, non è un esercizio intellettuale, ma un dovere civico”.