Sono stati recuperati con l'elicottero e portati al sicuro, questo pomeriggio, i due alpinisti spagnoli bloccati da tre giorni in parete sulle Tre Cime di Lavaredo. Ma chi paga il costo di un'operazione che ha messo a dura prova i soccorrtiri, con una preziosa e inutile perdita di tempo? Prabilmente gli stessi scalatori, il conto è di 7mila500 euro
L'intervento di recupero a 2750 metri di quota è stato effettuato dall'equipaggio di un elicottero dell'Aiut Alpin Dolomites di Bolzano, sfruttando un momentaneo varco nella nebbia.
Gli scalatori avrebbero spiegato di aver rifiutato volontariamente due volte il soccorso perchè convinti, erroneamente, di essere arrivati a un passo dalla vetta. E’ stata una giornata confusa, da misurarsi con la testardaggine e l’impreparazione dei due scalatori iberici. Attorno alle 16, grazie a un varco nella nebbia, l’elicottero dell’Aiut Alpin Dolomites di Bolzano s’è avvicinato alla parte della Cima Ovest di Lavaredo, a 2.750 metri di quota, dove si erano definitivamente bloccati i due alpinisti spagnoli. Il tecnico di elisoccorso li ha raggiunti e li ha fatti imbarcare sull’eliambulanza. I due stavano bene e sono stati trasportati al Rifugio Auronzo,
Nella notte di sabato il Soccorso alpino di Auronzo era stato allertato dai familiari di due alpinisti spagnoli non rientrati da una scalata sulle Tre Cime di Lavaredo. Non riuscivano a contattarli al cellulare, non raggiungibile, e presupponevano i due rocciatori, un uomo e una donna di Barcellona, si trovassero sulla Cima Ovest. La coppia è stata individuata a metà della Via Cassin sulla Ovest, dove, attardatasi, aveva bivaccato senza poter avvertire (tutte le pareti a nord sono senza copertura telefonica). I rocciatori si trovavano dalla parte opposta rispetto alla normale. Dopo aver spedito loro due relazioni, spiegando dove si trovavano esattamente e cosa avrebbero dovuto fare, li hanno invitati ad attendere le prime luci e a ripartire all’alba di questa mattina per non mettersi in condizioni di rischio dato che avevano già passato una notte in parete. Il CNSAS ha inoltre chiesto al personale del Rifugio Auronzo di andare a tranquillizzare i genitori dell’uomo, la cui madre già ieri mattina aveva avuto un malore causato dall’agitazione.