di Marco Belletti
Ufficialmente il suo nome è ENSO, cioè “El Niño – Southern Oscillation” (Il bambino – Oscillazione meridionale) ed è un fenomeno climatico periodico. Provoca il forte riscaldamento delle acque dell’oceano Pacifico centro-meridionale e orientale (sul lato dell’America latina) tra dicembre e gennaio, in media ogni cinque anni.
Nonostante il nome all’apparenza inoffensivo (fa riferimento a Gesù Bambino, visto che il fenomeno avviene nel periodo natalizio), El Niño provoca inondazioni nelle aree direttamente interessate dall’evento e contestualmente siccità nelle zone più lontane, oltre ad altre perturbazioni molto poco prevedibili e quanto mai varie.
I Paesi che si affacciano sul Pacifico sono i più colpiti dal fenomeno - tra l’altro nazioni che dipendono da agricoltura e pesca e quindi particolarmente danneggiate - ma gli scienziati ritengono che El Niño ha effetti anche su scala globale con variazioni della circolazione atmosferica in tutto il pianeta.
Inoltre, l’ENSO è quella che i climatologi definiscono una “teleconnessione atmosferica accoppiata atmosfera-oceano”. A El Niño, che riscalda le acque dell’oceano Pacifico centro-meridionale e orientale, si abbina una componente atmosferica (l’Oscillazione meridionale, appunto) caratterizzata da cambiamenti dei livelli di pressione nella stessa area del Pacifico. E come se non bastasse, sempre in quella zona si manifesta anche La Niña che raffredda le acque. Queste componenti - El Niño, La Niña e l’Oscillazione meridionale - sono in pratica complementari: quando le acque si riscaldano, la pressione del Pacifico occidentale è alta, mentre quando si raffreddano, la pressione è bassa. Le oscillazioni sono in fase di studio e ancora non si è capito né da che cosa sono generate né perché sono così correlate con il clima globale.
In ogni caso, vista la prevedibilità con cui El Niño e La Niña si manifestano negli anni e sebbene siamo ancora in inverno e l’estate sia decisamente lontana, i meteorologi si sono già fatti un’idea sulle temperature che ci troveremo ad affrontare tra giugno, luglio e agosto. Aspettiamoci un caldo canicolare, decisamente afoso e con temperature superiori ai 40 gradi.
Le previsioni si basano sul fatto che nelle ultime settimane le acque superficiali del Pacifico hanno subìto un repentino innalzamento della temperatura: 0,3° Celsius in più rispetto alla media del periodo. Secondo le informazioni a disposizione dei meteorologi, pur sembrando un rialzo davvero minimo e per l’uomo impercettibile, questa escursione quasi certamente avrà effetti su scala mondiale, soprattutto in Europa dove le temperature inizieranno a essere superiori alla media – intorno ai 30° C – già alla fine di maggio con le prime ondate di caldo africano che raggiungeranno le regioni meridionali di Spagna, Italia e Grecia.
L’inizio di giugno coinciderà con l’arrivo dell’anticiclone africano sub-tropicale il quale causerà un innalzamento molto forte del tasso di umidità che renderà l’aria afosa e particolarmente fastidiosa.
Sarà quindi la volta di luglio e agosto, quando il caldo sarà davvero torrido sia di giorno sia di notte. Fino a ferragosto si prevede che le temperature nel Sud Italia raggiungeranno anche i 42-43° C, mentre al Centro-Nord i valori più elevati dovrebbero attestarsi intorno ai 38-39° C.