Un caldo asfissiante e anomalo, i forti venti, la siccità: sono le cause, legate ai preoccupanti cambiamenti climatici, che da settimane flagellano l’Australia, alle prese con incendi che stanno devastando il territorio e minacciando la fauna, oltre alla vita di migliaia di persone.
Ma ad una situazione già di per sé preoccupante, si aggiunge in queste ore una notizia che sta facendo il giro del mondo: le autorità australiane hanno reso noto di aver arrestato 183 persone, accusate di aver appiccato il fuoco nelle aree boschive. Per essere ancora più precisi, sarebbero di origine dolosa ben 29 roghi che stanno annullando la vita organica del Nuovo Galles del Sud, del Queensland, di Victoria e della Tasmania. E ad appiccarli, per aggiungere un altro tassello alla pessima notizia, per il 70% sarebbero dei minorenni, definiti “un gruppo assortito di idioti estremamente compiaciuti all’idea di veder bruciare il proprio Paese”.
Ai 183 arresti nel Nuovo Galles del Sud ne vanno aggiunti altri 43 nello stato di Victoria e 101 nel Queensland: la maggior parte dei piromani, commenta Janet Stanley, professoressa dell’Università di Melbourne, hanno un’età compresa fra 13 e 24 anni, il restante sarebbero uomini che hanno superato i 60: “Non esiste ancora un profilo del piromane, ma si tratta per la maggior parte persone che sembrano avere alle spalle storie traumatiche di abusi e abbandoni. Sono bambini che hanno difficoltà a scuola o disoccupati che covano rabbia: ma è comunque difficile però tracciare il confine tra accidentale e intenzionale, perché sembra che nessuno di loro avesse intenzione di provocare le catastrofi che stiamo vivendo”.
La situazione nel Paese, nel frattempo, resta di altissima tensione: qualche temporale, come previsto, è arrivato in alcune zone dando una mano ai vigili del fuoco, che temono ormai la fusione di diversi incendi in un unico rogo dalle dimensioni ciclopiche.
La situazione si è fatta pesantissima a Camberra, dove il fumo ha avvolto la città per giorni rendendo l’aria irrespirabile: le autorità hanno distribuito oltre 100mila maschere con filtri protettivi, ma l’aeroporto cittadino è stato chiuso, insieme a negozi, musei e uffici pubblici.
E fa discutere la cifra comunicata dalle autorità, secondo cui sarebbero stati persi 480 milioni di animali. Una cifra su cui ha fatto chiarezza Chris Dickens, professore all’Università di Sydney ed esperto di biodiversità: “È bene precisare: non si tratta del numero accertato di animali morti, ma di quelli che alla fine potrebbero essere vittime dei roghi: il calcolo è stato fatto attraverso un report anagrafico che stimava nelle aree colpite dagli incendi la presenza su ogni ettaro di terreno (100mila metri quadri) di una media di 17,5 mammiferi, 20,7 volatili e 129,5 rettili. L’allargarsi degli incendi ha permesso di moltiplicare il numero di ettari con quello di mammiferi, volatili e rettili”.
Quasi certamente, quando l’emergenza sarà finita ad avere problemi sarà il premier Scott Morrison: oltre ad essere volato in vacanza alle Hawaii con la famiglia mentre il suo Paese lottava contro i roghi, è stato letteralmente travolto dalle critiche per la scarsa reazione di fronte ai primi incendi. Come se non bastasse, Morrison continua anche a dichiarare che il suo governo non ha alcuna intenzione di mutare politica riguardo ai cambiamenti climatici.