È il giorno del “Global Climate Strike”, la terza manifestazione mondiale sul clima guidata dalla sedicenne Greta Thunberg. Ma non sono solo i giovani a partecipare: gruppi sindacali e umanitari, organizzazioni ambientaliste e dipendenti di alcuni dei più grandi marchi mondiali sono pronti a scendere in piazza per chiedere un mondo più pulito. Il culmine della manifestazione è previsto venerdì 27, con un corteo per le strade di Montreal guidato da Greta.
Secondo la studentessa svedese, che si trova a New York in vista del vertice delle Nazioni Unite sul clima del 23 settembre, sono stati organizzati circa 4.638 eventi in 139 paesi diversi. Con lo sciopero dei venerdì, i manifestanti sperano di riuscire a fare pressioni sulla classe politica affinché agisca in fretta. Secondo Katie Eder, giovane co-fondatrice e direttore esecutivo di “Future Coalition”, “il cambiamento climatico è l’allarme che i leader politici americani fingono di non sentire. Chiediamo l’immediata cessazione dell’uso di combustibili fossili, l’istituzione della giustizia ambientale, un’agricoltura sostenibile e la protezione incondizionata della natura”.
Oltre 1.500 dipendenti di Amazon e altrettanti di Microsoft si sono impegnati a partecipare, mentre il marchio di abbigliamento outdoor Patagonia prevede di fermare la propria attività per consentire ai dipendenti di aderire al Global Climate Strike. Tra i gruppi di lavoro che partecipano c’è l’Unione Marittima dell’Australia, che ha annunciato l’astensione dal lavoro per quattro ore di 380 dipendenti dei porti di Sydney Hutchison e Botany, mentre il Trade Union Congress nel Regno Unito ha invitato i suoi membri a sostenere gli scioperanti. A New York City, 1,1 milioni di studenti sono autorizzati a saltare la scuola, e su di loro è calata la benedizione via twitter del sindaco Bill de Blasio: “La città di New York è con i nostri giovani, sono la nostra coscienza”. Il grosso della manifestazione si radunerà nel centro di Manhattan, dove sono previsti gli interventi di un gruppo di giovani attivisti, tra cui Greta.
La giovane attivista svedese ha raggiunto gli Stati Uniti dopo 15 giorni di navigazione sull’Atlantico: questa settimana ha incontrato l’ex presidente Barack Obama e ha messo in imbarazzo i politici americani, accusandoli di non fare abbastanza per combattere il cambiamento climatico. Greta è stata invitata a parlare al vertice delle Nazioni Unite dal Segretario Generale Antonio Gutteres, che ha anche richiesto ai capi di governo di non portare a New York discorsi ma piani di azione concreti. Secondo il Financial Times, le delegazioni di Australia e Giappone non saranno invitate a parlare al vertice a causa del loro continuo sostegno al carbone, in pieno contrasto con gli obiettivi che Gutteres intende raggiungere.
Il trattato di Parigi, firmato nel 2015 da 195 nazioni, obbligava i governi a limitare l’aumento della temperatura globale restando al di sotto di 2 gradi Celsius. Per volontà del presidente Trump, gli Stati Uniti si sono ritirati nel 2017, scatenando la reazione di Obama, che ha ricordato quanto l’accordo andava percepito “Per proteggere il mondo che lasciamo ai nostri figli”.