Il lockdown causa pandemia dei mesi scorsi ha avuto un solo e unico merito: dimostrare con forza ancora maggiore quanto siano necessarie misure per contenere l’inquinamento e i cambiamenti climatici. “L'emergenza di agenti patogeni zoonotici è correlata al deterioramento dell’ambiente e alle interazioni tra uomo e animali nel sistema alimentare: gli europei sono costantemente esposti a rischi ambientali quali aria, rumore e inquinamento chimico”.
È la conclusione di un report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, che denuncia 630mila morti ogni anno nel Vecchio Continente attribuiti direttamente o indirettamente all’inquinamento. Si parla di cancro, malattie respiratorie e cardiovascolari, “decessi potrebbero essere prevenuti se si eliminano i rischi ambientali dannosi per la salute. Le persone più povere sono esposte in modo sproporzionato all’inquinamento e alle condizioni meteorologiche estreme. Ciò è correlato al luogo in cui vivono, lavorano e vanno a scuola, spesso nelle aree socialmente svantaggiate e nei quartieri periferici”.
Il report non si limita a pessime notizie, ma loda la qualità dell’acqua, definita “eccellente” per l’85% dei luoghi di balneazione e nel 74% in quella potabile, con “buona composizione chimica”.
Le soluzioni possibili, a conclusione del report, sono sfruttare al meglio le aree verdi, i luoghi di attività fisica, di riposo e di integrazione sociale, in grado di “rinfrescare le città quando fa caldo, attenuare i fenomeni atmosferici più violenti, riducono l’inquinamento acustico e sostengono la biodiversità”. Ma soprattutto, occorre ridurre il più possibile la circolazione delle automobili, diminuire il consumo di carne ed eliminare i sussidi per i combustibili fossili.