Alle "OGR" di Torino, fino al 30 settembre 2018, un collettivo aperto: da Dubai arriva nel capoluogo piemontese una mostra che risente un eclettismo rivendicato a gran voce da questi artisti. La prima impressione che cogliamo durante la visita della mostra di Ramin Haerizadeh (Teheran, 1975), Rokni Haerizadeh (Teheran, 1978) e Hesam Rahmanian (Knoxville, 1980) è quella di un profondo eclettismo. Un senso di disagio che può sfociare nel fastidio. “L’idea romantica dell’artista resta dominante anche qualora si tratti di un trio d’artisti. Esiste un pensiero unico, un’unità d’intenti che si traduce in uno stile coerente e riconoscibile”. Invece i tre iraniani di stanza a Dubai non fanno nulla di tutto questo, anzi complicano scientemente la questione, coinvolgono assistenti e colleghi nella produzione dell’opera, che non significa mera costruzione ma ideazione e realizzazione; ampliano cioè il trio, lo rendono un’entità aperta, porosa, ricettiva. La curatrice Abaseh Mirvali specifica chiamando in causa il termine farsi ‘dastgah’ (dispositivo, macchina, matrice melodica): “Diventando dastgah, gli artisti compiono un atto continuo e ripetitivo come se fossero macchine pittoriche, il cui corpo è stato coperto da un certo numero di oggetti”. Il risultato è un caleidoscopico susseguirsi di video animazioni e nature morte create con oggetti storici Fluxus, album privati precedenti la rivoluzione e pavimenti ispirati a Harold Pinter, dipinti e robot. Da non perdere il video Black Hair, realizzato insieme alle artiste Nargess Hashemi e Laleh Khorramian, e ai custodi Edward St. e Indrani Sirisena.