Neanche le piogge torrenziali, il divieto della polizia e le minacce del governo cinese hanno fermato i manifestanti, che per l’undicesima settimana sono tornati sulle strade di Hong Kong, conquistandosi una dimostrazione di solidarietà per un movimento che sembrava sul punto di perdere il sostegno popolare. Secondo gli organizzatori 1,7 milioni di persone sono scese in piazza, accalcandosi da Victoria Park verso il centro città.
È stata la prima grande manifestazione dopo le scene di violenza sfociate all’aeroporto, quando un piccolo gruppo di manifestanti ha circondato e picchiato due uomini accusati di essere agenti di polizia in borghese, scontrandosi in modo violento con le squadre antisommossa.
Il raduno è stato organizzato dal “Civil Human Rights Front”, un’organizzazione filodemocratica più responsabile che aveva già organizzato due grandi marce pacifiche lo scorso mese di giugno, motivo che ha attirato centinaia di migliaia di partecipanti. La polizia non avevano concesso il permesso ai manifestanti di marciare verso il Chater Garden, nel distretto centrale, ma alcuni di loro si sono spinti fino al distretto di Admiralty, non distante dagli uffici del Consiglio Legislativo della città.
“Non ho idea di cosa verrà dopo, ma tutto quello che possiamo fare come cittadini è continuare ad andare avanti, protestare pacificamente e far conoscere le nostre richieste al governo e al regime”, ha detto Louis, 43 anni, uno dei tanti manifestanti.
La manifestazione di domenica segue diverse manifestazioni pacifiche organizzate in città il giorno prima: decine di migliaia di manifestanti hanno partecipato a una marcia a favore della democrazia a Kowloon con l’obiettivo di “recuperare la tranquillità del quartiere”. Poco dopo, un gruppo di manifestanti si è riunito davanti alla stazione di polizia nella vicina Mong Kok, una delle zone più densamente popolate del mondo: quando la polizia ha iniziato a respingerli, i manifestanti hanno preferito ripiegare evitando ulteriori scontri.
Al momento, non ci sono indicazioni che l’esercito cinese, schierato in forze, sia prossimo ad entrare a Hong Kong, ma i media locali trasmettono immagini di militari che si addestrano in scenari di sommossa.
Le tattiche della polizia utilizzate durante le precedenti proteste hanno scatenato l’indignazione mondiale: lo scorso fine settimana si è visto un uso massiccio di gas lacrimogeno sparato all’interno di una stazione della metropolitana. I funzionari hanno difeso l’uso della forza in risposta a quello che hanno definito un comportamento violento e criminale, respingendo le richieste di un’indagine sulla gestione dell’emergenza.
A pesare a livello internazionale è l’immagine di Hong Kong, resa evidente dall’ammissione del governo di un’economia in sofferenza.