Le associazioni umanitarie lo sostengono da tempo: in Giappone le esecuzioni capitali proseguono ma sono tenute in gran segreto. Le famiglie, i legali e l’opinione pubblica sono avvisati del decesso a condanna eseguita, e gli stessi prigionieri, spesso vengono a conoscenza della loro esecuzione solo poche ore prima che avvenga.
È successo di nuovo di recente, con l’impiccagione di due uomini condannati a morte per diversi omicidi: ufficialmente sono le prime esecuzioni di quest’anno.
Koichi Shoji, 64 anni, e Yasunori Suzuki, 50, sono stati giustiziati attraverso impiccagione, portando a 38 il numero totale di esecuzioni avvenute sotto il governo del Primo Ministro Shinzo Abe dal 2015, quando ha assunto l’incarico.
“Si tratta di due casi estremamente crudeli che hanno tolto la vita a persone che non avevano colpe. Ho ordinato l’esecuzione dopo aver utilizzato tutta la prudenza possibile”, ha commentato il ministro della giustizia Takashi Yamashita.
In Giappone, la pena capitale è solitamente riservata a coloro che hanno commesso diversi omicidi. Nel 2001, Koichi Shoji, con la complicità della fidanzata, aveva rapinato e ucciso due casalinghe nella prefettura di Kanagawa. Yasunori Suzuki era invece accusato di aver derubato e ucciso tre donne in diverse aggressioni nel giro di un solo mese, nel 2004.
Il codice di procedura penale giapponese stabilisce che la pena di morte dovrebbe essere applicata entro sei mesi dall’emissione della sentenza, ma non è quasi mai così. Un sistema controverso che ha fatto notizia a livello mondiale nel luglio dello scorso anno, quando 13 membri del culto “Aum Shinrikyo”, autori del mortale attacco con gas sarin del 1995 alla metropolitana di Tokyo, sono stati giustiziati.
Il Giappone e gli Stati Uniti sono le uniche due democrazie sviluppate ad avere ancora la pena capitale: circa 170 Stati hanno abolito o sospeso le esecuzioni dal 2007, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha chiesto una moratoria universale sulla pena di morte. Lo scorso anno, l'ordine degli avvocati del Giappone ha chiesto che la pena capitale sia abolita dal sistema giudiziario entro il 2020.