Quando Kim Jong-un storce il naso, qualcuno rischia seriamente di non avere un domani. Il leader nordcoreano è comparso nell’immenso “May Day Stadium”, impianto da 150mila spettatori, alla cerimonia di apertura dei “Giochi del Popolo”, un evento ‘monster’, della durata di cinque mesi. Ma ha accompagnato l’intera esibizione con smorfie di disappunto che la dicono lunga: secondo l’agenzia di stampa statale “KNCA”, il leader non era soddisfatto delle performance degli atleti, e al termine della cerimonia ha “riunito gli ideatori della performance e li ha seriamente criticati per lo spirito sbagliato dell’esibizione e l’atteggiamento irresponsabile del lavoro”. Secondo Kim, gli artisti “hanno un dovere molto importante nella costruzione culturale socialista e nella politica rivoluzionaria del Partito nella letteratura e nell’arte”. Un rammarico per gli organizzatori, visto che le prove vanno avanti da diversi mesi e hanno coinvolto un numero enorme di persone in costumi colorati, sincronizzate con precisione millimetrica mentre rappresentavano i passaggi salienti della storia coreana e i progressi militari. Tradizionalmente, le scene sul campo dell’impianto sono uno sfondo in continua evoluzione, composto da migliaia di bambini che girano le pagine colorate di un libro in sequenza per creare immagini gigantesche e coloratissime.
Ma a colpire l’opinione pubblica internazionale è stata la presenza di Kim Yo-Jong, la sorella minore del leader nordcoreano, riapparsa dopo 50 giorni da un’eclissi totale che aveva fatto temere il peggio. L’ultima volta era stata vista al fianco del fratello durante gli incontri con il presidente Trump. Kim era anche accompagnato anche dalla moglie, Ri Sol-ju, e da alti funzionari nordcoreani come Kim Yong-chol, protagonista dei colloqui sul nucleare con il segretario di Stato americano Mike Pompeo. Secondo il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo, Kim Yong-chol era stato imprigionato in un campo di lavoro dopo il fallimento del secondo vertice tra il leader nordcoreano e e Donald Trump.
Nel parterre presidenziale mancava però Kim Hyok-chol, inviato speciale della Corea del Nord negli Stati Uniti che, sempre secondo il quotidiano, era stato giustiziato insieme al suo team per “aver tradito il leader supremo”. Martedì scorso, la CNN ha dichiarato che Kim è vivo ma in custodia e sotto inchiesta per il ruolo avuto nel fallito vertice: il suo destino non è ancora stato deciso, ma rischia “punizioni pesanti”.