È sempre lui a sparigliare le carte, Elon Musk, il più grande “croupier” del mondo dell’auto. Gli europei si organizzano e stringono alleanze che puntano soprattutto all’elettrico – ovvero ad uno dei pochi segmenti che ancora tira – e lui piomba come un falco. L’imprenditore, industriale e filantropo sudafricano con cittadinanza canadese e cittadinanza americana, ha annunciato che gli States non bastano più. La nuova sfida è conquistare quel che resta della vecchia, cara Europa: una battaglia che ha in mente iniziando ad ammassare mezzi e truppe in Germania, più precisamente a Berlino, dove sta per sorgere il “Giga Berlin”, uno stra-stabilimento nelle vicinanze dell’aeroporto dotato di centro design e progettazione, che “produrrà batterie, propulsori, veicoli” e soprattutto le sue “Tesla”, a conti fatti l’unica idea che rende e dà lustro.
Non è sciocco Elon, e ritirando il “Volante d’Oro” proprio in Germania, ha lanciato nell’aere una lisciata di pelo al Reichstag: “Tutti sanno che l’ingegneria tedesca è eccezionale”, ha detto a corredo dell’annuncio della colonizzazione europea. Dimentica forse di aggiungere che le vendite in patria stagnano e servono idee mercati nuovi, a cominciare dall’asfittica Europa, dopo essere felicemente passato alla Cina.
Parlando di auto, Berlino inizierà dalla “Model 3”, la più accessibile per le tasche degli europei, ma con l’idea di destinare lì anche il modello “Y”, un crossover inedito annunciato per la prossima primavera. Berlino, scelta a fronte delle candidature del Saarland e della Bassa Sassonia, che si erano offerte di ospitare l’impianto, sarà il quarto stabilimento Tesla nel mondo dopo quello in Nevada dedicato alle batterie, un altro a Buffalo destinato alla ricerca e ai pannelli fotovoltaici e il terzo a Shangai, da cui escono le Model 3 destinate ai cinesi.
L’annuncio è stato accolto positivamente dagli analisti: Morgan Stanley, parla di “scelta più logica” poiché la Germania rappresenta il polo del lusso automobilistico europeo e ha grande attenzione verso la lotta ai cambiamenti climatici e il controllo rigoroso delle emissioni. Ma non è tutto fiori di campo, avvisano: i costi di produzione e dell’energia in Europa sono ben diversi.