Di Germano Longo
È un altro duro colpo per la cultura italiana: dopo un ricovero che era apparso subito disperato, se ne va anche Andrea Camilleri, uno degli scrittori più prolifici e di successo del panorama letterario italiano.Si era capito subito che le condizioni di Camilleri, 93 anni, giunto un mese fa in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito di Roma, erano assai serie. Colpito da un arresto cardiaco, lo scrittore agrigentino era stato assistito dall’equipe di emergenza del pronto soccorso dell’ospedale romano, che in una nota aveva dichiarato: “È arrivato in ambulanza in condizioni critiche per problemi cardiorespiratori, è stato assistito e trasferito presso il centro di rianimazione”.
Il secondo bollettino medico, annunciato per le 17 dello stesso giorno, aveva poi confermato le “condizioni critiche e la prognosi riservata: Camilleri è in rianimazione con supporto respiratorio meccanico e farmacologico”.
Nato a Porto Empedocle il 6 settembre del 1925, figlio unico, Andrea Camilleri era cresciuto a Roma, frequentando per diversi anni Bagnolo, un piccolo centro toscano che avrebbe considerato sempre uno dei suoi “posti del cuore”. Espulso da un collegio vescovile, frequenta il liceo classico “Empedocle” di Agrigento, e vive in prima persona le fasi dell’operazione “Husky”, la liberazione della Sicilia degli Alleati, iniziata il 9 luglio del 1944.
Iscritto alla facoltà di lettere all’università di Palermo, non arriverà mai alla laurea, preferisce dedicarsi alla scrittura iscrivendosi all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, dove si diploma in regia nel 1952. Firma i suoi primi spettacoli concentrandosi sui drammi di Luigi Pirandello, il suo concittadino più celebre, mentre firma alcuni racconti per diversi quotidiani. È Camilleri a portare per primo in Italia Samuel Beckett, il drammaturgo irlandese autore di capolavori come “Aspettando Godot”, insieme a Eugene Ionesco considerato il capofila del “Teatro dell’assurdo”.
L’esordio nella narrativa nel 1978, con un “Il corso delle cose”, seguito due anni dopo da “Un filo di fumo”, primo di una serie di romanzi ambientati a Vigata, una cittadina siciliana immaginaria. Dopo una pausa durata più di 12 anni, nel 1992 pubblica con l’editore palermitano Sellerio “La stagione della caccia”, seguito due anni dopo da “La forma dell’acqua”, il primo romanzo in cui compare il commissario Salvo Montalbano, il suo personaggio più celebre. Un volume che inaugura l’uso personale di un linguaggio che è un misto di italiano e termini tratti dai dialetti siciliani.
Nel 1998, a 73 anni, Andrea Camilleri diventa un fenomeno letterario e Montalbano un successo che valica i confini italiani: il verace e a volte scorbutico commissario di Vigata è il protagonista di 26 romanzi, 5 raccolte e 6 racconti, per buona parte tradotti in 120 lingue diverse, oltre alle serie televisive, interpretate da Luca Zingaretti, tutte capaci di grandi ascolti.
Nel 2016, nelle note finali di “L’altro capo del filo”, Camilleri svela: “È un Montalbano scritto nella sopravvenuta cecità”. L’ultima avventura del commissario, il libro che per sua precisa volontà Sellerio dovrà pubblicare dopo la sua morte, è stato scritto nel 2006.
Dal 1957 era sposato con Rosetta Dello Siesto, da cui ha avuto tre figlie e quattro nipoti.
In questi giorni, dopo aver dato alle stampe la sua ultima fatica letteraria, “Il cuoco dell’Alcyon”, ancora una volta edito da Sellerio, Camilleri si stava preparando per il debutto alle Terme di Caracalla, a Roma, con lo spettacolo sull’autodifesa di Caino: “Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine passare fra il pubblico con la coppola in mano”, aveva dichiarato qualche settimana fa.
Tanti i commenti di cordoglio giunto dal mondo politico e quello della cultura italiana, e tanti anche – purtroppo – gli haters, coloro che ancora una volta hanno voluto vomitare odio, senza riuscire a fermare le dita sulla tastiera, neanche di fronte alla morte. Abbiamo volutamente scelto di non riportare neanche uno dei loro commenti: anche a nome di Andrea Camilleri, non vogliamo fargli nessun favore.