La chiamavano proprio così, la fidanzata d’America, perché meglio di decine di sue colleghe star di Hollywood, Doris Day non era mai troppo: troppo sfacciata, troppo volgare, troppo facile, troppo svestita. Anzi, Doris era uno dei volti più rassicuranti di un cinema e forse di un’America che non esistono più, e che lei stessa ha visto appassire negli anni, ritirandosi dalle scene per dedicare le forze a salvare gli animali.
Doris Day è morta nella sua residenza di Carmel, di California, per le conseguenze di una polmonite: il 3 aprile scorso aveva compiuto 97 anni ed era stata sommersa da auguri e omaggi dei tanti che non l'avevano mai dimenticata. Doris Marie Anne Kappelhof era nata in un sobborgo di Cincinnati nel 1922, terza figlia di un insegnante di musica e di una casalinga, a loro volta figli di immigrati tedeschi.
Ha 12 anni quando inizia a prendere lezioni di danza, e avrebbe anche talento, ma le speranze di carriera si fermano quando in un incidente stradale le procura una brutta frattura alla gamba. Con la stessa forza di volontà si getta a capofitto nel canto nella recitazione, diventando la voce solista di numerose orchestre, fra cui quella di “Barney Rapp”, che le suggerisce di cambiare il cognome tedesco, troppo duro, nel più dolce Day. Nel 1945 incide quello che è considerato il suo successo più grande, “Sentimental Journey”, brano che scala le classifiche restando al primo posto per diverse settimane. È durante un party a cui in realtà non voleva partecipare - e in cui la costringono addirittura a cantare - che due produttori restano impressionati al punto da volerla presentare al regista Michael Curtiz, che la fa mettere sotto contratto con la “Warner Bros”. Doris debutta nel 1947 in “Romance on the High Seas” (Amore sotto coperta), ma non perde mai i vista la musica: l’album “It’s magic” svetta nelle classifiche e Doris riscuote enorme successo anche come partner radiofonica di Bob Hope in un programma della “NBC”.
Con una carriera che ormai non sembra aver più limiti, Doris Day inizia a inanellare pellicole che la trascinano nell’olimpo di Hollywood: da “Young man with a Horn”, (Chimere, 1950), con Kirk Douglas e Lauren Bacall, ai film con Alfred Hitchcock, che la vuole come protagonista di “L’uomo che sapeva troppo”, in cui Doris canta un altro successo indelebile della sua carriera musicale: “Whatever will be (Que sera, sera)”. Alla metà degli anni Sessanta, non c’è attore o regista con cui Doris Day non abbia lavorato, ma inizia a sentire gli anni che passano e si permette il lusso di rifiutare il ruolo di Mrs Robinson ne “Il laureato”. A 46 anni, nel 1968, lascia ufficialmente il cinema per dedicarsi alla televisione, che per lei crea il “Doris Day Show”. Terry, il suo unico figlio, era il proprietario della villa in cui la banda di Charles Manson trucidò Sharon tate e i suoi amici. Quella sera, avrebbe dovuto esserci anche lui.