Da tempo si era ritirato dalle scene, combattendo in silenzio contro una malattia che lo tormentava da tempo e i 90 anni, che pesavano e pretendevano il conto anche a lui, malgrado perfino le rughe sembravano essersi rassegnate ad una compostezza che non toglieva nulla al fascino e l’eleganza che neanche la vecchia sapeva sconfiggere. Si trovava da qualche settimana nella sua residenza di Nassau, alle Bahamas: è morto nel sonno, così racconta “Variety News”, tra i primi a dare la notizia al mondo intero.
Orgogliosamente scozzese fino al midollo, Thomas Sean Connery era nato ad Edimburgo il 25 agosto del 1930 da una modesta famiglia di immigrati irlandesi. Fatica più con i libri di scuola che nei corsi di danza a cui pretende di essere iscritto: a 16 molla gli studi per entrare nella Royal Navy, che lo congeda poco dopo per un’ulcera gastrica.
La vita è tutta da inventare: si adatta a fare di tutto, dal bagnino, lavapiatti, muratore, body guard e soprattutto modello. Ha una prestanza fisica che non lascia indifferenti, un’eleganza innata nei movimenti e quando vuole sa sfoggiare un mezzo sorriso sornione di chi probabilmente fatica a passare una notte senza qualcuno accanto.
Poco dopo debutta sui palcoscenici del West End di Londra e sfila fra i concorrenti di Mister Universo con i colori della sua Scozia: più che la prima, sarà la seconda esperienza ad aprirgli le porte di una carriera che sfiora la televisione e approda al cinema.
La svolta nel 1962, quando convince i produttori Albert Broccoli e Harry Saltzman ad affidargli il ruolo di James Bond nel primo film della serie ispirata ai romanzi di Ian Fleming. Diventa la perfetta incarnazione dell’agente segreto britannico, tanto affascinante e seducente quanto furbo ed energico. Da un giorno all’altro, per il mondo intero diventa un sex-symbol inarrivabile, ma il personaggio di 007 inizia a stargli stretto: abbandona il ruolo dopo il quinto film, nel 1967, ma grazie a ingaggi record lo convincono altre due volte, l’ultima nel 1983 per “Mai dire mai”.
Lo sforzo di uscire dal ruolo che gli aveva dato la celebrità ma rischiava di trasformarsi in una gabbia, lo porta a dare fondo a tutta le tecnica recitativa di cui dispone: diretto da Lumet, Hitchcock e Houston dà vita a personaggi ogni volta differenti che culminano nel 1986 con l’interpretazione del monaco Guglielmo da Baskerville ne “Il nome della rosa”, la trasposizione per il cinema dell’omonimo romanzo di Umberto Eco, diretta da Jean-Jaques Annaud. L’anno successivo veste i panni dell’investigatore Jimmy Malone ne “Gli Intoccabili” di Brian de Palma, che gli vale l’Oscar e un Golden Globe come miglior attore non protagonista.
Nella sua galleria di personaggi entrano il ruolo di padre di “Indiana Jones”, quello di Re Artù ne “Il primo cavaliere” e l’ex agente britannico condannato ingiustamente in “The Rock”. Nel 2002 la Regina Elisabetta lo nomina Sir, e tre anni dopo annuncia il ritiro dalle scene: “Forse non sono stato un buon attore, ma qualsiasi altra cosa avessi fatto, sarei stato molto peggio”, racconta con il consueto humor sottile. Nel 2003 il suo ultimo film: “La leggenda degli uomini straordinari”, nel ruolo di Allan Quatermain.
Da sempre schivo e geloso della sua vita privata, si sposa due volte, la prima con l’attrice Diane Cilento, che lo rende padre di Jason, la seconda con la pittrice Micheline Roquebrune. Vegano convinto, da sempre schierato in favore dell’indipendenza del suo Paese, si è battuto in prima persona per la salvaguardia della barriera corallina delle Bahamas, finanziando i progetti dell’ex vice presidente americano al Gore.