“La mia migliore amica se n’è andata”: è toccato a Justin, il marito di Gabriele Grunewald, dover annunciare la morte della mezzofondista che per dieci anni ha combattuto e sfidato a muso duro il brutto male che l’aveva aggredita. Una battaglia che l’aveva trasformata nel simbolo di chi non ha alcuna intenzione di arrendersi alla malattia e consegnare la propria esistenza alla tristezza di dover contare i giorni e le ore che restano.
Gabriele Anderson, il suo nome da ragazza, era nata a Perham, in Minnesota, il 25 giugno 1986, ed è proprio con i colori dell’università del suo Stato a debuttare nei campionati Outdoor Track and Field. Nel 2009 le diagnosticano una rara forma di carcinoma adenoideo-cistico: è solo l’inizio di un durissimo testa a testa con la malattia. Gabe si fa operare, le asportano la ghiandola salivare, e appena un anno dopo chiude al secondo posto i campionati universitari. Ma il male è ancora lì, e torna a farsi sentire aggredendo la tiroide, ma neanche questo riesce a fermarla: Gabe Grunewald inanella una vittoria dopo l’altra approdando nelle file dei professionisti, e finendo nell’elenco delle migliori mezzofondiste di sempre.
Nel 2015 la operano al fegato, dove il male ha sferrato un nuovo attacco ancora più violento, mentre anche quello alla tiroide torna a farsi sentire complicando il quadro generale. Le dicono che non può più essere operata, quello che si poteva fare è stato fatto, ma Gabe non molla: si allena e torna in pista malgrado la chemio provi a rubarle anche le forze e la cicatrice spunti sotto il pettorale di gara. A Sacramento, al termine di una batteria dei campionati nazionali americani, le sue avversarie le si stringono intorno, si inginocchiano e pregano tutte insieme, sotto gli occhi commossi di uno stadio intero.
La storia testarda di Gabe Grunewald attraversa il pianeta, e Chip Gaines, un volto noto della televisione americana, crea la “Silo District Marathon” in scena a Waco, Texas, per raccogliere fondi che ogni anno devolve alla “Brave Like Gabe Foundation”, la fondazione da lei stessa voluta insieme a suo marito Justin. “Ho fatto tante cose che non sarei stata in grado di fare, se mi fossi arresa solo perché la vita era diventata difficile. È questo l’unico messaggio che mi sento di lanciare: mai arrendersi e mai abbandonare i propri sogni”.
Il 1° giugno, pochi giorni fa, suo marito Justin ha capito che era arrivato il momento: ne avevano parlato spesso, sapeva cosa fare, ma a certe cose non ti abitui mai. Attraverso i social, dove la sua Gabe tante volte aveva trovato forza e conforto dalle parole di migliaia di persone che la consideravano un esempio, ha confidato che le condizioni di salute di sua moglie erano peggiorate all’improvviso, e i valori “erano ormai incompatibili con la vita”. Gabe se ne accorge, riesce a leggere qualche post e assicura tutti quelli che aveva intorno: “Non sarà oggi”. Il giorno successivo, perfino i medici non sanno che trovare una spiegazione: mai vista una reazione così, in un paziente minato dalla malattia. Sfidando ogni regola e ogni statistica Gabe Grunewald resiste ancora una settimana: la sera del 10 giugno se n’è andata.