
Accuse pesanti, a cui ai marchi sarà data l’opportunità di rispondere, che parlano di un sistema di riduzione catalitica selettiva per i motori diesel in grado di ridurre le emissioni di Nox, l’ossido di azoto, e di uno relativo ai filtri antiparticolato “otto” dei motori benzina a iniezione diretta. I cinque marchi si sarebbero incontrati annualmente durante vertici tecnologici per stabilire strategie comuni sul dosaggio di “AdBlue”, la soluzione atossica composta da urea e acqua: dimensionamento del serbatoio e intervalli di riempimento. Stratagemmi che ne avrebbero limitato il consumo, a scapito della tanto strombazzata riduzione dell’inquinamento e del rispetto dell’ambiente.
Nel caso fossero riconosciute colpevoli, le case automobilistiche potrebbero rispondere con sanzioni che arrivano fino al 10% del volume di vendite annuali nella UE. Fra i primi a replicare il marchio Daimler, che mentre ricorda di aver collaborato attivamente con la UE si dice convinto riuscire a dimostrare la totale estraneità alle accuse.
La reputazione dell’industria automobilistica tedesca è ancora in sofferenza per il “Dieselgate”, lo scandalo scoppiato nel 2015, quando Volkswagen ammise di aver truccato milioni di motori diesel per ingannare i test sulle emissioni. Una rivelazione che ha quasi totalmente distrutto la fiducia dei consumatori e delle istituzioni verso il diesel, ed è costata al marchio di Wolfsburg decine di miliardi fra euro e dollari fra richiami, sanzioni e transazioni.