Di Germano Longo
“Non venderemo mai il marchio Fiat”. È Sergio Marchionne in persona, a buttare acqua sul fuoco delle notizie circolate con insistenza negli scorsi giorni: l’imminente vendita del brand italiano a colossi automobilistici cinesi.A conclusione dell’assemblea di SGS (Société Générale de Surveillance), azienda svizzera di sorveglianza, analisi e certificazione di cui è presidente, l’a.d. di FCA Group ha risposto alle domande dei giornalisti, che lo incalzavano sull’ipotesi dello scorporo del gruppo torinese.
“I coreani sono interessati a tutto, ma non abbiamo mai parlato con loro: Fiat ha un grande futuro, ma molto specializzato. Con il marchio 500 può tranquillamente restare in Europa”.
Come sempre, un abilissimo zigzag fra le parole che da una parte smentisce e dall’altra conferma: nei piani segreti, svelati in esclusiva da “ItaliaStar Magazine” qualche giorno fa, si parlava proprio di un piano strategico che prevede esattamente questo, staccare la famiglia 500 dalla gamma Fiat per poter vendere un marchio quasi vuoto (da riempire a piacere) ma al tempo stesso conservare una quota di mercato importante. Altrettanto sibilline le parole che seguono: “Fino alla fine del 2018 non ci saranno novità sul fronte M&A”. M&A, per essere chiari, è un termine finanziario che abbrevia “Merger&Acquisition”, ovvero fusioni e acquisizioni. Leggendo fra le righe di un manager che sa raccontare il presente con apparente lucidità e sventola il futuro come un fazzoletto, dal prossimo anno tutto è possibile.
Due parole anche sul suo futuro professionale dopo l’uscita da FCA: “Rimarrò CEO in Ferrari, anche ‘Exor’ è una holding che ha già John Elkann come CEO e presidente”.
“Comau”, al contrario, una delle controllate, FCA sta valutando lo spin-off, come già accaduto per “Magneti Marelli”, l’azienda di componentistica il cui destino sembra ormai segnato: “Distribuiremo azioni ai soci gratis, senza però la quotazione che abbiamo fatto di Ferrari”.
E la cassa va
Parole che serviranno poco, per mettere un freno all’incertezza che attraversa tutti gli stabilimenti del gruppo. Per aprile, sono previste quattro giornate di stop (9, 26, 27 e 30) per 1.400 lavoratori, concentrati soprattutto fra il Centro Ricerche di Orbassano, il Centro Acquisti di Mirafiori e gli stabilimenti “Mopar” di None e Volvera, tutti nel torinese. Dure le parole di Federico Bellono, segretario provinciale Fiom: “Considerando l’estensione dei contratti di solidarietà a tutto il polo del lusso, la Carrozzeria di Mirafiori e la Maserati di Grugliasco, emerge un quadro che solo chi è in malafede può definire normale”.
Secondo Fim Cisl, la piena occupazione dei 66.200 lavoratori FCA non potrà essere raggiunta fin quando non saranno annunciati i nuovi modelli premium promessi a Mirafiori e a Pomigliano.