Sono passati più 23 anni dal 13 maggio 1996, il giorno in cui in una stradina a ridosso di un’autostrada fu ritrovato il corpo martoriato di Claudia Ruf, una ragazzina di 11 anni svanita nel nulla due giorni prima da Grevenbroich. Fu l’autopsia a gettare un’ombra inquietante sul delitto: la piccola era stata violentata, strangolata e il corpo dato alle fiamme.
Le indagini non portarono a nulla, mentre la vicenda era riuscita a commuovere la Germania intera: eppure una dopo l’altra si smontano piste, segnalazioni, testimoni e impronte, senza poter mai arrivare all’assassino. Le indicazioni forensi lasciano solo poche certezze da cui partire: l’assassino è un uomo, un adulto, facilmente qualcuno che Claudia conosceva e di cui si fidava. Indicazioni che stringono il cerchio, ma ancora una volta non abbastanza.
Col tempo, quello di Claudia Ruf diventa un “cold case” in piena regola, malgrado la polizia non abbia smesso di cercare la verità per assicurare alla giustizia il colpevole. E dagli archivi, proprio in questi giorni, il caso della ragazzina 11enne brutalmente uccisa è tornato sulle prime pagine dei media tedeschi per un’iniziativa clamorosa: un prelievo di massa del Dna di 1.600 uomini, che all’epoca dei fatti avevano fra i 14 ed i 70 anni, costretti a presentarsi in un’ala appositamente predisposta all’interno della scuola elementare di Grevenbroich per lasciare un campione di saliva su un tampone. A volerlo la procura di Moenchengladbach, che ha motivato lo screening con la necessità di confutare “alcuni nuovi indizi” resi possibili dalle nuove tecniche di medicina forense, che potrebbero finalmente dare le risposte che mancano da 23 anni. A questo, è stato aggiunto un premio di 5.000 euro a chi sarà in grado di fornire indicazioni. La polizia ha dichiarato di conoscere motivo per cui il cadavere era stato portato nella zona di Euskirchen, nel Nordreno, Vestfalia, a poca distanza da Bonn, ma per “tattica investigativa” al momento preferisce non rivelarlo.
A quanto si apprende, la popolazione ha accolto l’invito della procura tedesca di buon occhio, anche se qualcuno ricorda che già nel 2010 era stato organizzato un primo screening, questa volta limitato a 350 persone, che non aveva portato a nulla.