La polizia sudcoreana è convinta di aver identificato il serial killer che sarebbe responsabile di una serie di omicidi irrisolti, avvenuti tra il 1986 ed il 1991 a Hwaseong, città a sud di Seoul. Secondo quanto riportato dalla CNN, un portavoce della polizia avrebbe confermato che il sospettato ha confessato nove degli omicidi, più altri cinque di cui non si sapeva nulla e circa 30 stupri.
L’uomo, un 50enne di cui non è stato rivelato il nome, è già dietro le sbarre da tempo, dove sta scontando una condanna a vita.
Una squadra composta da nove investigatori criminali della Gyeonggi South Provincial Police Agency ha lavorato per instaurare un rapporto di fiducia reciproca con il sospetto, e la scorsa settimana il suo atteggiamento è cambiato totalmente. L’indagato ha rilasciato una confessione piena di dettagli che poteva conoscere solo l’assassino, tracciando anche una mappa dei luoghi su un pezzo di carta. La polizia è al lavoro per verificare se la confessione è reale, con analisi incrociate dei documenti originali delle indagini.
Ma anche se fossero accertate le sue responsabilità, malgrado la confessione l’uomo non dovrà rispondere degli omicidi, in forza della legge sulla prescrizione dei reati. Ma anche se la polizia era perfettamente al corrente che non sarebbe stata possibile alcuna conseguenza penale, ha continuato a indagare sui cold case.
Anche se gli omicidi sono rimasti irrisolti, c’erano prove sufficienti per collegarli fra loro: tutte le vittime sono state violentate e uccise, la maggior parte strangolate con una calze o la camicetta che indossavano.
“Le famiglie delle vittime chiedono da sempre con forza la verità. E per noi non importa quanto tempo sia passato: scoprire cosa sia realmente accaduto è la ragione per cui esiste la polizia”, ha commentato un portavoce delle forze dell’ordine sudcoreane.
Il caso del serial killer è diventato anche il soggetto di un crime film del 2003, “Memories of Murder”, diretto dal regista sudcoreano Bong Joon-ho, quest’anno vincitore della Palma d’Oro a Cannes.