Dalla metà degli anni Sessanta, la storia di Paul Fronczak ha fatto più volte il giro del mondo: era un bimbo di nemmeno due anni, nato nel 1964 con parto naturale all’ospedale “Michael Reese” di Chicago. Quel giorno sua mamma Dora lo allatta, poi lo mette a dormire nella nursery insieme agli altri neonati. È stata l’ultima volta in cui l’ha visto.
La polizia riesce a ricostruire l’accaduto: l’indomani mattina, una donna vestita da infermiera era entrata nella stanza e preso il piccolo Paul, spiegando che su precisa richiesta dell’FBI era necessario sottoporlo ad alcuni esami. La vicenda, ancora oggi conosciuta come uno dei più clamorosi casi di persone scomparse degli Stati Uniti, ha impegnato per decenni la polizia, l’FBI e centinaia di volontari che hanno battuto la capitale del Michigan palmo a palmo, inutilmente.
Due anni dopo, un bimbo abbandonato in un passeggino viene ritrovato in un centro commerciale di Newark, nel New Jersey: per tutti è Paul Fronczak, anche se all’ospedale non avevano fatto in tempo a prelevare al bimbo il sangue per stabilire il gruppo sanguigno e depositare il Dna. Ma per placare la disperazione di Dora e suo marito Chester, quel bimbo basta e avanza: affidato inizialmente ad una famiglia che l’aveva chiamato Scott, un tribunale lo assegna alla famiglia Fronczak, che gli cambia il nome chiamandolo Paul.
Anni dopo, quando aveva ormai più 10 anni, Paul trova in cantina una vecchia scatola in cui erano conservati centinaia di ritagli di giornale che raccontavano l’inquietante rapimento, le indagini e gli sviluppi successivi. È mamma Dora a tranquillizzarlo: si tratta di una brutta storia finita bene, l’importante è essere di nuovo tutti insieme.
Diventato grande, Paul si sposa e mette al mondo un bimbo, ma quando il pediatra chiede alla coppia eventuali malattie di famiglia, lui si rende conto di non sapere nulla. Deciso ad arrivare in fondo alla vicenda, Paul convince i due genitori a sottoporsi insieme a lui al test del Dna, e il risultato non lascia dubbi: quelli non sono i suoi veri papà e mamma. Ma per risolvere il mistero mancano ancora diversi particolari: Paul assume un investigatore privato, che a sua volta si mette in contatto con i volontari del “DNA Detectives”, che dopo lunghe ricerche rintracciano la vera famiglia restituendo all’uomo la vera identità: Jack Rosenthal, abbandonato dai genitori insieme alle due sorelle e un fratello poco prima che i due decidessero di togliersi la vita. Jack, che per buona parte della sua vita si è creduto Paul, nel tempo ha sviluppato una vera ossessione per la sua vicenda: per tentare di rintracciare i fratelli ha speso fortune e da tempo si batte perché i corpi dei suoi genitori siano riesumati.
Ma negli anni, sono tanti gli episodi inquietanti legali alla scomparsa di Paul Fronczak: nel 2014 si era fatto avanti un certo Sam Miller, un uomo che si era convinto di essere il bimbo rapito a Chicago nel 1964 dopo aver visto una serie di fotografie che secondo lui mostravano una scioccante somiglianza. Ma sono bastati pochi giorni, dopo gli esami del Dna, per stabilire che non si trattava di Paul Fronczak.
Il caso ha dato vita anche speculazioni sulla donna responsabile del rapimento: al termine di uno speciale trasmesso da “ABC News”, Johnnie Harbaugh, un 64enne di Chicago, ha contattato la rete per il sospetto che sua madre, Linda Taylor, potesse essere la responsabile dell’accaduto. “Era capace di ogni cosa. E quando ho visto in televisione le foto del bimbo scomparso mi sono reso conto di averlo visto in casa, dove la mamma l’aveva portato nel 1964, dicendo che si chiamava Tiger”. Linda Taylor è morta 12 anni fa per un infarto: era conosciuta come una “maestra del travestimento”, tanto che suo figlio racconta che in casa loro esisteva una stanza interamente dedicata ai camuffamenti. Arrestata nel 1977, la donna era stata processata e accusata del rapimento di Paul Fronczak. Stando ad alcuni report giornalistici, uno degli ex-mariti della donna avrebbe confessato di aver visto la Taylor in compagnia di un neonato nei primi anni ’60, anche se lei ha sempre negato il proprio coinvolgimento nel caso. A smentirla ci sarebbe però la testimonianza del figlio: “Tornando da scuola, un giorno, non ho più trovato ‘Tiger’ e nessuno mi ha mai spiegato dove fosse finito. Mia madre l’aveva probabilmente consegnato a qualcuno”.
Una sorta di spin-off alla storia di Paul Fronczak, il cui mistero sembra stia stato risolto in questi giorni, 55 anni dopo la sua scomparsa. Gli agenti dell’FBI l’hanno rintracciato in una piccola città del Michigan, ma senza rivelare il luogo e il nome con cui ha vissuto tutto questo tempo. Non sospettava nulla, fin quando alla porta si è presentato un agente che gli ha raccontato l’incredibile vicenda e chiesto di poter prelevare un campione di sangue per verificare il Dna. La risposta questa volta è stata positiva, ma per Paul, racconta l’FBI, è stato uno shock, e non ha ancora deciso se incontrare o meno Dora, la sua vera mamma, l’unica rimasta dopo la morte di papà Chester, che al contrario non avrà mai la soddisfazione di poter riabbracciare suo figlio.