È dalle colonne di “The Lancet”, autorevole rivista scientifica inglese fondata nel 1823, che parte il più violento e diretto attacco alla politica di Boris Johnson. Richard Norton, il direttore, parla senza mezzi termini di “scandalo nazionale” per una situazione che si poteva e si doveva evitare. Nell’editoriale, il direttore firma un affondo durissimo: “Non dovremmo essere nella situazione in cui ci troviamo. L’ultima settimana di gennaio sapevamo quello che sarebbe accaduto, ma abbiamo sprecato l’intero mese di febbraio senza approfittarne per portarci avanti facendo test e procurandoci materiale protettivo. Non è stato fatto nulla. La strategia del governo è fallita, in parte perché i ministri, per ragioni che rimangono oscure, non hanno seguito immediatamente i consigli dell’OMS di fare test su ogni caso sospetto, di isolare e applicare la quarantena. Il governo adesso ha un piano di soppressione del coronavirus ma è arrivato troppo tardi, lasciando il servizio sanitario nazionale completamente impreparato”. Ma il direttore non si accontenta, facendo nomi e cognomi: “Chris Witty, consigliere medico capo, Patrick Vallance, consigliere capo scientifico: sono i due principali consulenti di Boris Johnson che non si sa in base a quali valutazioni scientifiche o quali pressioni politiche, hanno suggerito una campagna iniziale di “mitigazione” del virus, quindi di “contenimento”, per poi passare alla “soppressione”, chiudendo ogni cosa sul modello italiano, ma soltanto dopo la spaventosa previsione dell’Imperial College di 250mila morti entro agosto e ospedali al collasso se non fosse cambiato in fretta l’atteggiamento. Era stato Witty a descrivere la teoria dell’immunità di gregge, ovvero lasciare che l’80% della popolazione fosse infettata, poi smentito dal ministro della sanità Hancock che l’ha bollata come semplice “ipotesi scientifica”.
Il fondo prosegue citando alcune voci di medici e infermieri impegnati in prima linea negli ospedali: “È il caos, una carneficina, una crisi umanitaria senza precedenti: non siamo protetti, lo eravamo di più nelle zone di guerra. È un atteggiamento criminale: quando questa storia sarà finita, tutto il servizio sanitario nazionale dovrà risponderne in prima persona”.
E non va meglio neanche nei confronti di BoJo, positivo al tempone e confinato nei suoi appartamenti di Downing Street: contro il suo operato e l’inutile tempo perso si stanno scagliando con forza la comunità scientifica, la stampa e l’opinione pubblica, ed è fin troppo facile pronosticare che se i numeri finali fossero quelli di un’ecatombe, la sua carriera politica potrebbe avviarsi alla prematura scomparsa, come presto potrebbe succedere a buona parte dei suoi connazionali.