Chi l’avrebbe detto che il mondo avrebbe imparato a familiarizzare i nomi di colossi farmaceutici? AstraZeneca, Pfizer/BioNTech e Moderna, fino ad allora sconosciuti alle masse se non incrociando il nome mentre si rigirava fra le mani una confezione di farmaci, sono ormai nel gergo comune, di tutti i giorni. E non siamo che all’inizio, perché i nomi dei due colossi arrivati per primi nella corsa al vaccino, stanno per aggiungersi quelli della concorrenza, un po’ più lenta ma prossima a sottoporre i propri prodotti all’esame dell’EMA, l’agenzia europea del farmaco a cui spetta il compito di valutarli e autorizzarne l’uso nella UE.
Il primo in ordine di arrivo dovrebbe essere il vaccino “Johnson&Johnson”, e dato con un’efficacia del 66%, ma con due grossi vantaggi: la somministrazione in dose unica e la conservazione a temperature da normale frigorifero. Promesso in 400 milioni di dosi destinate all’Europa (60 per l’Italia) – anche se sono già annunciati rallentamenti - il vaccino J&J è attualmente al vaglio dei tecnici dell’EMA, che si prevede possa dare l’ok verso fine mese, inizi di marzo.
Il secondo in ordine di apparizione dovrebbe essere il vaccino della tedesca “CureVac”, ormai giunto alla fase 3 di sperimentazione: simile a quello Pfizer/BioNTech e Moderna, la piccola biotech potrebbe essere supportata nella produzione dal colosso “Bayer”, anche sulla spinta della UE, che spinge sulle partnership proprio per accorciare i tempi. Le prime delle 405 milioni di dosi acquistati da Bruxelles dovrebbero arrivare in primavera.
Pochi giorni fa, l’EMA ha annunciato il via al processo di valutazione del vaccino americano “Novavax”, annunciato con un’efficacia dell’89,3% ma scarsamente efficace contro la pericolosa variante sudafricana, che ne abbassa l’efficacia al 60.
Servirà ancora più tempo per il “Reithera”, il vaccino italiano, prodotto e confezionato a Castel Romano: completata la prima fase, a fine gennaio è iniziata la seconda, che si prolungherà facilmente fin dopo l’estate. Al termine della terza fase, non ancora programmata, l’azienda sarà in grado di produrne 10 milioni di dosi al mese, e non è ancora chiaro se sarà necessaria la doppia inoculazione.
La fine dell’estate potrebbe portare in dono l’arrivo del vaccino “Valneva”, azienda franco-austriaca che ha già siglato un ordine di acquisto di 100 milioni di dosi dal Regno Unito e altri 60 milioni dalla UE. Sempre francese è il vaccino “Sanofi”, che collabora con l’inglese “GSK” per aggiungere alle dosi gli adiuvanti per gli anziani. Considerato uno dei più rapidi e promettenti dalla comunità scientifica, può essere conservato in frigo e dovrebbe arrivare verso il mese di ottobre in 300 milioni di dosi.
A guadagnare terreno è lo “Sputnik” russo, che si avvia all’ok da parte dell’EMA: viene dato con un’efficacia altissima, pari al 91%, e al momento l’azienda sta fornendo i dati della sperimentazione e le schede cliniche dei volontari alla commissione europea. Al momento non c’è una data indicativa del suo arrivo.
Pechino ha approvato poche ore fa il “CoronaVac”, vaccino dell’azienda cinese statale “Sinovac”, secondo a ricevere il via libera in patria dopo quello sviluppato in collaborazione con la “Sinopharm”. Secondo l’azienda, il vaccino avrebbe dimostrato un’efficacia di poco superiore al 50% nella prevenzione dell’infezione e dell’80% delle forme più gravi.