Anche Xiao Honbing, a modo suo, è una vittima del coronavirus. In realtà non è uno dei milioni di contagiati, è un cinese che si è salvato, ma si porta appresso una di marchio che lo rende una sorta di bomba a orologeria: è di Wuhan.
Xiao è un camionista partito ai primi di gennaio con il suo Tir per un giro di consegne, come gli succedeva da tanti anni, e quando nella sua città è esplosa l’epidemia seguita dal lockdown, lui era ormai lontano migliaia di km. Di tornare a casa non se ne parlava, ma anche restare è diventata un’impresa: la targa che indica la provincia di Hubei lo rende un appestato che nessuno vuole. Ha girato e rigirato per settimane per la Cina, scacciato in malo modo dove tentava di fare una sosta, fermandosi a dormire nelle piazzole di emergenza e chiamando regolarmente sua moglie, a cui raccontava di essere stremato, affamato, stanco e sporco, ma che prima o poi sarebbe tornato. È andato avanti così per settimane, fin quando una pattuglia della polizia l’ha fermato su ciglio di un’autostrada dello Shaanxi. Gli agenti scoprono la sua storia, parlano con il comando e per qualche giorno fanno la spola per portargli del cibo, qualche coperta e un po’ di conforto, alla fine lo scortano fino ad un’area di servizio che da più di un mese è diventata casa sua. Almeno ci sono i bagni, qualcosa da mangiare e un minimo di mondo che passa, anche se di fretta.
Alla storia di Xiao Honbing manca ancora un lieto fine, ma almeno la Cina sa, ha scoperto la sua vicenda trasformando il piccolo camionista nel simbolo della discriminazione che il popolo cinese vive sulla pelle da quando è esploso il coronavirus. Una vicenda che ricorda la trama di “The Terminal”, il film in cui Tom Hanks interpretata l’esule di un paese che non esisteva più, a cui era vietato uscire dall’aeroporto di New York. Ma questa volta è il contrario: Xiao non può entrare da nessuna parte.
Una vicenda che ha scatenato la solidarietà del mondo intero: da settimane, Xiao riceve messaggi di incoraggiamento e perfino aiuti in denaro, e lui ringrazia con recitando le poesie che si è messo a scrivere per ingannare il tempo nella cabina del suo camion.
Una vicenda il cui clamore è arrivato anche a Pechino, dove gli inflessibili burocrati hanno stabilito che Xiao deve restare lì almeno fino ai primi di marzo, quando gli sarà permesso di rientrare. Forse.