È l’orrore che si mescola alla paura, all’incertezza e all’abbandono di un Paese, la più grande superpotenza del mondo, piegata su sé stessa di fronte ad un virus che da mesi fa quel che vuole: ovunque è arrivato ha preteso migliaia di vittime, lasciando in cambio un’economia massacrata.
È l’orrore di New York, l’ombelico del mondo, che scopre decine di camion frigoriferi dove dallo scorso aprile centinaia di vittime del Covid giacciono in attesa di qualcuno che se ne occupi. Sono i resti di persone che nessuno ha mai cercato, poveri e miserabili raccolti dagli angoli delle strade giusto in tempo perché morissero lontani da qualche telecamera accesa.
Secondo l’ufficio del Coroner di New York, dopo una rivelazione del “Wall Street Journal”, sarebbero quasi 700, ammassati su camion refrigerati parcheggiati malamente all’ingresso dell’obitorio, fra la 39esima e Sunset Park, e in lunghe colonne sul lungomare di Brooklyn. Al momento, di 230 morti non è ancora stato possibile risalire a nessun parente prossimo, mentre gli altri non hanno i soldi necessari per pagare una sepoltura, malgrado il comune abbia stanziato 1.700 dollari di aiuti per ogni funerale alle famiglie che non possono permetterselo. Ma è una goccia nel mare, rispetto alle tariffe di New York, dove per una sepoltura senza pretese servono 9.000 dollari e 6.500 per una cremazione.
Inizialmente, la maggior parte dei corpi doveva essere sepolta a Hart Island, ma dopo le proteste il sindaco Bill de Blasio ha giurato che non ci sarebbero state sepolture di massa. Così, in primavera, la città è stata costretta a creare obitori di fortuna, quando New York City era nel mezzo della battaglia con il coronavirus che ha sostanzialmente chiuso la città man mano che i casi e le morti aumentavano. Il 1° aprile, New York City aveva registrato più di 83.000 infezioni e appena 1.941 decessi: ieri si sono registrati 278.956 nuovi casi e 19.537 morti.
Dina Maniotis, vice commissario esecutivo dell’ufficio del medico legale capo, ricorda che la struttura è stata progettata per gestire una media di 20 morti al giorno, e fatica a sopportare un carico di lavoro diventato abnorme: il virus era un’eventualità che nessuno poteva prevedere. Al momento, il reparto investigativo forense dispone solo di 15 addetti assegnati all’identificazione dei corpi e altri sette a cui spetta il compito di rintracciare i parenti. I corpi sono identificati attraverso i documenti, le cartelle cliniche e, a volte, i registri della polizia. Durante la pandemia, i funzionari hanno scoperto che molti parenti stretti non rispondevano perché anche loro erano morti.
Lea-Anne Carafa, una donna di New Rochelle, ha raccontato al “WSJ” ciò che è successo quando suo marito, Frank Joseph Carafa, è morto lo scorso maggio. La notizia della morte le è giunta solo il 28 luglio, quando ha ricevuto una telefonata dall’ufficio del medico legale per il ritiro della salma. Frank Joseph Carafa, da poco separato dalla moglie, aveva appena affittato una stanza a Manhattan.