Vladimir Putin non fa eccezione: anche lui, come tutti i leader del mondo ha fatto i compiti da casa, dimostrando per primo che è una misura necessaria e fondamentale.
Nei giorni scorsi, dalla sua residenza ufficiale fuori Mosca, ha tenuto una videoconferenza con alcuni dei funzionari che guidano la macchina operativa contro la pandemia. Ed è stato un incontro insolitamente cupo. Meno di un mese fa, Putin irradiava fiducia nella risposta che il suo governo aveva saputo dare ad una crisi globale, rassicurando i suoi cittadini che la situazione era “sotto controllo” grazie a misure di intervento precoci ed efficaci. Poche settimane dopo, ha svolto il ruolo di soccorritore internazionale, inviando un carico di forniture mediche all’aeroporto JFK di New York. E ora, non può fare altro che arrendersi all’evidenza di un peggioramento della situazione.
“Abbiamo molti problemi: non dobbiamo abbassare la guardia, perché non abbiamo ancora superato il picco dell’epidemia”. I numeri in effetti parlano da soli: mentre la Russia ha registrato pochi casi rispetto agli Stati Uniti o ai Paesi europei, il numero è aumentato negli ultimi giorni. Lunedì scorso, giorno di pasquetta, si è saliti a +2.558 casi confermati in sole 24 ore. Secondo il sito ufficiale del governo, la Russia ha 21.102 casi, con 170. Circa la metà dei casi registrati nel Paese - 11.513 - si concentrano a Mosca, la città più colpita.
In un recente saggio, Tatiana Stanovaya del “Carnegie Moscow Center” ha commentato che la pandemia ha accentuato la distanza fra Putin e i cittadini russi. “Uno degli argomenti principali oggi è il motivo per cui Putin è quasi impercettibile nella situazione attuale. Si è rivolto al Paese, e molto brevemente, solo due volte, ed una è stato in visita all’ospedale covid di Kommunarka. In compenso non ha mai dato una sua valutazione sulla crisi né ha proposto un piano d'azione: si è limitato a misure sparse e parole generali. Nessun dramma o empatia, solo freddezza”.
Il motivo c’è, sostiene la studiosa: Putin, non vuole essere associato a misure dure o impopolari, lasciando il compito ingrato ai suoi subalterni. Nel caso del coronavirus, l’onere di annunciare alcune delle restrizioni più pesanti è ricaduto su Sergey Sobyanin, il sindaco di Mosca.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, martedì scorso ha sviato le domande su alcuni casi di coronavirus arrivati in Cina dalla Russia, rivelazione che ha sollevato una questione più ampia: l’affidabilità delle statistiche ufficiali russe. Il governo russo afferma di aver effettuato oltre 1,4 milioni di test, ma i medici di Mosca hanno recentemente iniziato a diagnosticare i pazienti come positivi in base alle scansioni polmonari.
Nella sua videoconferenza, Putin ha annunciato che le prossime settimane saranno fondamentali per determinare se la Russia è in grado di appiattire efficacemente la curva e ridurre la diffusione del coronavirus, dicendosi anche pronto a schierare l’esercito, se necessario. Le prossime due o tre settimane potrebbero essere critiche anche perché il Cremlino sta pianificando una data importante: la parata del 9 maggio, il Giorno della Vittoria, una grande celebrazione per celebrare il 75esimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa.