Per i media americani, finalmente Trump si è arreso di fronte a qualcosa che incredibilmente considera più grande di lui: la scienza. Questa volta, le parole di Anthony Fauci, capo dell’istituto per le malattie infettive, non si prestano ad interpretazioni: “Temiamo fra i 100 ed i 200mila morti”, ha detto il massimo esperto americano in un’intervista alla CNN, ridimensionando in parte le cifre apocalittiche che parlavano di un milione come “inattendibili. O meglio, non impossibili ma molto, molto improbabili”. In America, i numeri attuali sono da allarme puro: 121mila casi e 2010 morti.
E poche ore fa, nel briefing con la task force Covid-19, Trump ha messo da parte i toni trionfalistici e sprezzanti di chi voleva “tutto risolto entro Pasqua” e paragonava la pandemia ad una “semplice influenza”, ammettendo che se gli Stati Uniti riusciranno a restare sotto la soglia delle 100mila vittime sarà “prezzo devastante e orribile, ma comunque un ottimo lavoro”. Il confine con la ripresa della normalità, dalla metà di aprile slitta deciso agli inizi di giugno, quando senza averne alcuna certezza il presidente assicura che l’America sarà pronta a ripartire. “Il picco dei decessi si avrà fra un paio di settimane, per questo prolunghiamo fino al 30 aprile le linee guida sul distanziamento sociale”.