Di Marco Belletti
Forse già a metà Ottocento, se fosse esistito il World Happiness Report – l’indagine sullo stato della felicità globale di tutti gli stati del mondo – la Finlandia sarebbe stata al primo posto tra le nazioni in cui si vive meglio, come è successo nel 2018. In realtà, oggi come allora, la nazione scandinava non è come sembra nelle analisi statistiche: depressione ed etilismo oggi, mentre omicidi, abuso di alcol, povertà degradata e suicidi nel XIX secolo erano all’ordine del giorno e particolarmente violenti e sanguinari furono in quegli anni due assassini seriali che sono considerati i primi e finora più conosciuti della nazione. Juhani Aataminpoika nacque a fine luglio 1826 e pare abbia ucciso 12 persone nel sud del Paese. Scappato di casa a 15 anni, compì piccoli crimini ai margini della società e fu arrestato nell’ottobre 1849 – quando aveva solamente 23 anni – per furto di cavalli. Riuscì a fuggire dalla prigione e iniziò la sua breve ma intensa carriera di serial killer. Innanzitutto si nascose in una pensione dove uccise la proprietaria, una cameriera e un cliente. Dopo questi tre omicidi tornò a casa dei genitori, li assassinò entrambi e si nascose nella vicina foresta. Ma la sua furia non si era placata: solo pochi giorni dopo si recò sul poco distante lago di Saimaa – nella parte meridionale del Paese, al confine con la Russia di cui all’epoca la Finlandia era parte integrante con la definizione di granducato – dove uccise senza motivo apparente numerose persone, a volte solo per rubare i loro documenti d’identità.
All’inizio di novembre Aataminpoika tornò a Lammi, la piccola città in cui si era rifugiato appena evaso, chiedendo ospitalità a un amico: insieme si recarono in una pensione nel piccolo villaggio di Hattelmala dove pugnalarono gravemente la proprietaria (che morì in seguito alle ferite) saccheggiando i locali e rubando tutti i soldi che trovarono. Un cliente riuscì a sopravvivere alla loro furia e fu lui a guidare gli inquirenti sulle tracce del serial killer.
Aataminpoika fu infine catturato il 20 novembre nella brughiera, nuovamente vicino al confine con la Russia. Al termine del processo fu condannato a morte, sentenza in seguito confermata dal dipartimento di Giustizia del Senato. Fu Nicola I – zar di tutte le Russie nonché granduca di Finlandia e bisnonno dell’omonimo ultimo imperatore ucciso nel 1918 [leggi quil’articolo di ItaliaStarMagazine alla fine dei Romanov] – a graziarlo, condannandolo all’ergastolo. Nel gennaio 1853 fu trasferito nella fortezza marina di Suomenlinna (risalente al Seicento e costruita su sei isole, da cui era particolarmente difficile evadere) dove lavorò come impiegato nel locale carcere e morì a settembre 1854: aveva da poco compiuto 28 anni.
Per lungo tempo le sue azioni criminali caddero nell’oblio e le sue gesta sono state riscoperte solo in questi ultimi anni, insieme con quelle di Matti Haapoja, il sdecondo in ordine di tempo serial killer finlandese.
Nato nel 1845 nell’area centro-occidentale della nazione, Haapoja è stato condannato per due soli delitti ma il suo nome è quasi sicuramente legato a numerosi altri casi. Sembra che abbia confessato una ventina di omicidi e secondo alcuni storici le sue vittime sarebbero state 25, cui è necessario aggiungere una decina di persone accoltellate ma sopravvissute.
Come Aataminpoika anche Matti Haapoja iniziò la carriera criminale molto giovane: dapprima risse, poi furti di cavalli fino a giungere al primo omicidio alla fine del 1867, quando aveva da poco compiuto 22 anni: durante una rissa, accoltellò a morte un amico, e fu condannato a 12 anni di prigione da scontare nel carcere di Turku, città nel sud-est della Finlandia.
In dieci anni riuscì a evadere ben quattro volte, trascorrendo dopo ogni fuga parecchi mesi da latitante e sopravvivendo con furti e rapine. I giornali iniziarono a parlare di lui quando, nell’agosto 1876, derubò e assassinò una giovane donna che si scoprì in seguito lo aveva ospitato in casa trasformandolo nel suo amante, e che era stata uccisa a causa di un banale litigio.
Catturato, Haapoja fu condannato all’ergastolo ma riuscì a ottenere che la pena fosse tramutata in esilio tra trascorrere in Siberia: nel 1880 venne così trasferito nella regione di Omsk dove sembra abbia ucciso un uomo per cui fu nuovamente spostato, questa volta nella parte più orientale e remota della Siberia. In questa seconda fase del suo esilio sembra abbia ucciso due criminali finlandesi nelle sue stesse condizioni di esiliati, anche se non ci sono prove concrete di questi omicidi.
Nel 1889 Haapoja fuggì dalla Siberia con l’intenzione di tornare in Finlandia ed emigrare poi in America. Per farlo accumulò denaro con numerosi e non quantificati furti e omicidi: uccise almeno tre uomini, partecipò all’assassinio di un quarto e in modo fraudolento riuscì a procurarsi il passaporto di un cittadino russo, del quale non si è mai più trovato il corpo.
Si hanno tracce della sua presenza in Finlandia nel settembre 1890 e il mese successivo sembra abbia rapinato e poi ucciso una prostituta: un paio di giorni dopo fu riconosciuto e arrestato a Porvoo, un paese non lontano dalla capitale Helsinki. Sperando di essere ricondotto in Siberia, durante il processo Haapoja confessò l’ultimo omicidio e ne dichiarò altri, a suo dire commessi in esilio: fu nuovamente condannato all’ergastolo.
Durante un tentativo di evasione nell’ottobre 1894, Haapoja uccise una guardia e ne ferì altre due e quindi – comprendendo di non poter sfuggire agli agenti – tentò il suicidio accoltellandosi senza tuttavia riuscirci. Riportato in cella si impiccò l’8 gennaio 1895 a 49 anni. Il suo scheletro fu conservato per un secolo al museo del crimine di Vantaa – poco lontano dai luoghi dove commise i suoi ultimi omicidi – per essere poi sepolto nel 1995.
Complessivamente sono dieci le vittime di Haapoja che possono essere identificate come certe o probabili, ma l’elenco dei possibili assassinati è decisamente più lungo.