Di Marco Belletti
Strana storia quella di Herman Webster Mudgett che sarebbe diventato famoso come HH Holmes, dove HH stava per Henry Howard. Mentre era in carcere, in attesa del processo per l’accusa di aver ucciso nove persone, iniziò a scrivere un’autobiografia in cui affermò di avere commesso 133 omicidi. Quando gli inquirenti lo vennero a sapere dall’editore (la William Randolph Hearst Corporation) che aveva ricevuto il testo e chiesero chiarimenti a Holmes, si sentirono rispondere che non era vero, lo aveva scritto solo per far sembrare la sua attività più interessante, un trucco per chiedere ancora più soldi dei 10 mila dollari concordati come compenso.La polizia aveva perquisito l’edificio dove Holmes aveva commesso buona parte dei suoi omicidi e da indiscrezioni mai del tutto confermate sembra che furono trovati gli scheletri di almeno 150 persone. In effetti sono 200 le vittime che gli sono state attribuite, di cui 27 accertate, ma non è mai stato possibile calcolare la vera cifra.
Mudgett era nato il 16 maggio 1861 in New Hampshire, da una famiglia di metodisti. Il padre era un alcolista violento e autoritario al quale la moglie era sottomessa. Il ragazzo crebbe ritenendo che tutte le donne si comportassero come la madre e grazie alla capacità di influenzare le persone che dimostrò di avere da adulto, riuscì sempre a ottenere fiducia e obbedienza dalle sue amanti, spesso tramutate in complici.
A scuola ottenne ottimi risultati e per questo motivo subì atti di bullismo dai compagni invidiosi. Nella sua biografia affermò che una volta era stato costretto a toccare uno scheletro, cosa che gli piacque immediatamente e da quel momento iniziò a torturare gli animali randagi. L’interesse per l’anatomia avrebbe potuto spingerlo verso una carriera di dottore, ma si rivelò presto uno studente svogliato e un truffatore precoce.
A soli 17 anni si sposò con Clara Lovering da cui ebbe un figlio e a 24 anni fu espulso dalla University of Michigan Medical School per aver trafugato cadaveri e averli sfigurati per spacciarli come suoi parenti morti in un incidente, intascando le assicurazioni sulla vita. Si trasferì per questo motivo nei pressi di Chicago, cambiò nome in HH Holmes e si sposò nuovamente con una certa Myrta che quando rimase incinta fu cacciata di casa: rimasero sposati ma non si rividero mai più.
Holmes iniziò a lavorare nella farmacia dell’anziana signora Holton che accolse con entusiasmo il giovane laureato (un’altra truffa!) in quanto doveva assistere il marito malato. Quando la donna rimase vedova, cedette l’attività a Holmes in cambio di un vitalizio: ufficialmente lei e la figlia si trasferirono in California ma nessuno le vide mai più, così come la rendita promessa.
Grazie ai guadagni della farmacia e altre frodi, Holmes iniziò a far costruire un edificio di tre piani, che fu poi chiamato il castello Holmes: al piano terra trasferì la sua attività mentre il resto del palazzo fu trasformato in una trappola mortale per gli ignari turisti in visita alla “Grande Esposizione di Chicago”, allestita per festeggiare i 400 anni della scoperta dell’America.
Il castello Holmes era un labirinto di stanze e passaggi segreti, di forni crematori e camere a gas, tutti isolati acusticamente e dotati di spioncini da cui il killer spiava l’agonia delle sue vittime. Installò sofisticate attrezzature con cui torturava le vittime o conduceva atroci esperimenti, per esempio cercando di allungare le ossa degli sventurati caduti tra le sue mani. I cadaveri venivano poi sciolti in una fossa piena d’acido o bruciati nei forni crematori, oppure i loro scheletri erano venduti a varie facoltà di medicina.
Nel 1891 HH Holmes si innamorò di Julia Smythe, la moglie di un suo socio che, quando la donna rimase incinta, chiese il divorzio e se ne andò. Julia accettò di abortire in cambio di essere sposata dal sedicente farmacista e così la vigilia del Natale 1891 fu uccisa e il suo scheletro finì all’Hahnemann Medical College della Pennsylvania.
Emeline Cigrand, Jennie Thompson, Pat Quinlan sono solo alcune delle numerose giovani donne che lavorarono per Holmes e scomparvero prematuramente, lasciando all’uomo i soldi delle polizze assicurative a lui intestate e il guadagno per la vendita degli scheletri.
Nonostante la notevole quantità di denaro che incassava derubando, uccidendo e lucrando sugli scheletri, Holmes si trovò sull’orlo del fallimento per le elevate spese di mantenimento del suo castello. Organizzò così alcune truffe facendo addirittura bruciare il palazzo da una sua amante, e uccise un socio per incassare il premio assicurativo, giurando alla moglie del poveretto che si trattava di un altro corpo e che era d’accordo con il marito.
Ma ormai la sorte di Holmes era segnata e i detective dell’agenzia Pinkerton lo arrestarono a Boston prima che si imbarcasse per l’Europa. Scavando tra le macerie del castello bruciato, gli investigatori trovarono i corpi di almeno 150 persone ancora da eliminare definitivamente anche se tra cadaveri sciolti nell’acido e cremati non è stato facile per gli inquirenti risalire al numero esatto delle vittime.
Processato nell’autunno 1895, HH Holmes fu condannato a morte per 27 omicidi e impiccato il 7 maggio 1896: avrebbe compiuto 35 anni nove giorni dopo. La sua agonia durò oltre quindici minuti perché il cappio non era stato preparato in modo corretto. Il suo corpo è ancora sepolto nell'Holy Cross Cemetery.
Prima di essere giustiziato, Holmes chiese al suo avvocato che la sua bara fosse riempita di cemento in modo che il suo corpo non potesse essere trafugato. E in effetti furono numerose le offerte ricevute dal legale per il corpo dell’uomo: il Wistar Institute di Philadelphia offrì 5 mila dollari, ma l’avvocato respinse ogni richiesta.
Quel che era rimasto del castello di Holmes divenne un’attrazione per i turisti fino a quando un nuovo incendio non lo distrusse per sempre, cancellando definitivamente ogni traccia lasciata dal killer.