Di Marco Belletti
Il modo in cui Jean Grenier fu catturato fa un po’ sorridere: era il 1603, nella povera campagna francese intorno a Bordeaux, quando attaccò una ragazza con l’intenzione di mangiarne la carne strappandogliela a morsi, ma fu contrattaccato e violentemente malmenato dalla pulzella che reagì in modo impetuoso e per lui imprevisto. A discolpa di Jean va detto che all’epoca aveva solo 13 anni e, pur credendosi un lupo mannaro, aveva un ritardo fisico e mentale.Le leggende legate alla figura del lupo mannaro erano presenti già nell’antichità e si sviluppano soprattutto in Europa durante il Medioevo, dalla Scandinavia alla Francia, dalla Germania a Sicilia e Grecia.
Gli antichi conoscevano la licantropia, o morbo lupino, e secondo le varie culture si avevano leggende diverse: per esempio gli uomini-tigre o gli uomini-iena delle popolazioni africane e gli uomini-giaguaro di quelle sud-americane. Nel secondo secolo dopo Cristo il medico Claudio Galeno definiva la licantropia una forma di “melanconia cerebrale” per cui gli uomini perdevano la loro identità e andavano in giro di notte, solitamente in febbraio, credendosi lupi e comportandosi come tali. Nell’antica Roma – come affermato da Petronio nel Satyricon – erano chiamati Versipellis (rovescia-pelle) in quanto avevano aspetto di uomini con il pelo che cresceva al loro interno e per trasformarsi in lupi si rivoltavano come guanti.
L’espressione lupo mannaro deriva dal latino medievale lupus hominarius, e lo stesso significato hanno i termini inglese werewolf e francese loup-garou, così come licantropo deriva dal greco antico e ha quasi identico significato.
Gli uomini lupo erano – per gli “esperti” dell’epoca – facilmente riconoscibili in quanto avevano i denti sporgenti, le orecchie piccole e appuntite, le sopracciglia folte e unite, una peluria fuori dal normale e lunghe unghie.
Per diventare licantropo erano necessari rituali magici particolari oppure, del tutto inavvertitamente, era sufficiente bere da una pozzanghera calpestata da un lupo, mangiare carne di lupo o addirittura cibarsi con carne di una pecora uccisa da un lupo.
Risalgono alle cronache medievali i primi casi di processo agli uomini-lupo, che erano equiparati alle streghe: era l’epoca di superstizioni e possessioni diaboliche per cui furono molte le persone condannate al supplizio e quindi al rogo. E i processi continuarono anche nel Rinascimento: per esempio il tedesco Peter Stubbe ammise di aver ricevuto dal demonio il potere di trasformarsi in lupo e di aver mangiato per 25 anni carne umana, uccidendo centinaia tra donne e bambini, compreso uno dei suoi figli: fu giustiziato nel 1598. [leggi quil’articolo di ItaliaStarMagazine su Stubbe]
Henry Boguet era un giudice francese, implacabile esperto di lupi mannari, che lavorava in Borgogna: mandò al rogo Gilles Garnier, assassino di bambine noto come l’eremita di Saint Bonnot, e un’intera famiglia di licantropi, i Gandillon, che anche in cella proseguirono a ululare e camminare a quattro zampe.
Il caso di Jean Grenier, il pastorello di 13 anni di Bordaux che fu attaccato dalla ragazza sua vittima, fu diverso: durante il processo si vantò di trasformarsi in lupo e di uccidere in quella forma cani, pecore e bambine. In realtà, in seguito ad alcune visite mediche apparve evidente che di notte cadeva preda di raptus quasi sicuramente causati dall’epilessia. Prima dell’arresto una volta “posseduto” sembra si vestisse di pelli e girasse nei boschi ringhiando e ululando.
Non è chiaro se spinto dalle torture dei giudici o dal suo ritardo mentale, Grenier confessò di aver assunto la forma di lupo mannaro e di aver mutilato e mangiato bambini e belle ragazze. I magistrati che lo interrogarono prestarono molta attenzione alle presunte trasformazioni in licantropo. Alcune trascrizioni degli atti del processo riportano che, a chi gli chiedeva quali bambini avesse ucciso e mangiato sotto forma di lupo, rispondesse che “entrato in una casa trovavo un bambino di un anno nella culla, lo prendevo per la gola tra i denti, lo portavo in giardino e ne mangiavo quanto volevo”.
Un altro brano riporta: “si gettò su una giovane ragazza che indossava un vestito nero e vegliava sugli agnelli, la uccise e ne mangiò quanto voleva. Ma in questo caso disse che era stato lui a tirarle giù il vestito senza strapparlo. È stato osservato che i veri lupi strappano con gli artigli e i lupi mannari con i denti, mentre gli uomini sanno spogliare le ragazze che vogliono mangiare senza strappare i loro abiti”.
Fu questa considerazione ad assumere un’importanza cruciale per il destino di Jean. Infatti, i medici chiamati a esaminare il ragazzo conclusero che non si era mai realmente trasformato in lupo mannaro, semplicemente credeva di averlo fatto. Non si trattava quindi di un possesso demoniaco ma di semplice pazzia. Grazie a questa attenta (e quanto mai… moderna) analisi, Grenier si salvò dalla condanna a morte e dal rogo e fu affidato ai francescani di Bordeaux, che lo tennero rinchiuso nel loro convento con l’obbligo di servire i mendicanti e guadagnarsi così il denaro necessario a pagare il processo.
Sei anni dopo, il demonologo Pierre de Lancre andò a visitare Jean e riportò in un suo scritto sull’incontro che il ragazzo era scheletrico, i suoi occhi affondati nelle orbite e con bagliori selvaggi. Le mani erano lunghe con unghie ricurve che sembravano artigli e i denti lunghi e affilati. Sembra che si muovesse a quattro zampe e ululasse come un lupo. Si rifiutava di mangiare come gli esseri umani, preferendo cibarsi a terra e nella sporcizia come gli animali. Era ancora convinto di aver ucciso sotto forma di lupo mannaro le sue vittime ed espresse tutto il suo odio nei confronti del padre. Sarebbe morto un anno dopo, nel 1610, ad appena vent’anni.