Per spiegare la sinistra celebrità di James “Whitey” Bulger è sufficiente un dato: per anni è stato il secondo uomo più ricercato d’America, superato solo dal nemico pubblico numero uno, Osama Bin Laden.
La leggenda nera di Whitey Bulger si è fermata qualche giorno fa nel chiuso di una cella di un carcere di massima sicurezza del West Virginia, dove era stato trasferito da poco e dove qualcuno lo ha ucciso.
Aveva 89 anni ed una fama da spietato criminale guadagnata in due decenni, fra gli anni Settanta e gli Ottanta, in cui ha seminato sangue e violenza lungo le strade americane, e la cui storia è stata più volte ripresa dal cinema, compresi “The Departed” di Martin Scorsese, con Jack Nicholson, e “Brack Mass, l’ultimo gangster”, dove a dargli un volto è stato Johnny Depp.
Nato a Dorchester, un quartiere di Boston, nel settembre del 1929, James Joseph Bulger Jr., per tutti “Whitey”, cresce fra mille difficoltà e ristrettezze in una famiglia numerosa: a 10 anni fugge di casa per unirsi a un circo, ma solo quattro anni dopo visita per la prima volta una prigione, dove lo rinchiudono per furto. È solo la prima volta di un lunga carriera criminale che lo avrebbe portato a visitare numerosi penitenziari celebri, fra cui quello di Alcatraz. Tenta anche la carriera militare arruolandosi nell’aeronautica, ma l’innata passione di impadronirsi di quel che non è suo lo porta rapidamente a rimediare l’espulsione dall’esercito.
All’inizio degli anni Settanta, dopo aver fatto piazza pulita degli avversari interni ed esterni nelle bande che si dividono i mercati illeciti della città, Whitey diventa il leader della “Winter Hill Gang” e di conseguenza uno degli uomini più temuti di Boston e dell’intero Massachusetts. Un potere che oltre a mantenere saldamente il controllo dello spaccio degli stupefacenti, lo porta addirittura nella posizione di poter trattare con l’FBI, disposta a chiudere un occhio in cambio di informazioni sulla gang rivale, quella dei “Patriarca” gestita dai fratelli Angiulo, che Whitey è ben contento di eliminare, e per di più senza sporcarsi le mani di sangue.
Nel 1995, quando il patto segreto diventa uno scandalo che inorridisce l’opinione pubblica, Whitey Bulger riceve l’ultima soffiata da John Connolly, un ex agente che lo avvisa dell’arrivo della polizia, con tanto di mandato di cattura. Whitey riesce a fuggire facendosi beffa della polizia e dei federali per lungo tempo, malgrado i due milioni di dollari che pendono sulla sua testa. Viene arrestato nel 2011, e solo grazie alla soffiata di qualcuno che lo ha visto aggirarsi a Santa Monica, in California, nei pressi dell’abitazione della sua donna di sempre, Catherine Greig. Nell’appartamento ha un vero arsenale e 900mila dollari in contanti.
Due anni dopo, nel 2013, viene condannato a due ergastoli per undici omicidi e una sfilza infinita di reati fra cui associazione a delinquere, racket federale, spaccio di droga, corruzione ed estorsione.
Il 30 ottobre 2018, in una cella del carcere federale della contea di Preston, Whitey Bulger viene ucciso in circostanze non ancora rivelate dalla polizia, a parte un dettaglio non da poco: il suo compagno di cella è un soggetto considerato molto vicino agli ambienti della mafia americana. La vendetta è un piatto da consumare freddo, si sa.