Non c’è più tempo da perdere: le piogge sono tornate con forza a martellare la zona delle grotte di Tham Luang e si teme il rischio di nuove inondazioni. Anche l’ossigeno inizia a mancare e nell’aria c’è ancora la morte pesante di Saman Kunan, l’ex Navy Seal thailandese giunto sul posto come volontario.
Dalle prima luci dell’alba, i soccorritori hanno dato il via all’imponente operazione di salvataggio degli 11 ragazzi e il loro allenatore, da due settimane prigionieri di una grotta invasa dall’acqua e dal fango. Scartate una dopo l’altra le ipotesi di creare un condotto nella montagna e perfino quella di attendere la fine della stagione delle piogge: quel che sta per arrivare dal cielo potrebbe essere ben peggiore di quel che è arrivato finora.
L’enorme apparato di media, parenti e curiosi che da giorni ha preso possesso dell’esterno delle grotte è stato fatto allontanare su ordine di Narongsak Osottanakorn, uno dei responsabili delle operazioni, che ha annunciato la prossima partenza di 18 sommozzatori con il compito di “Andare a prendere i ragazzi: questo è il loro D-Day, e sono tutti pronti”. Una decisione improvvisa, ma comunque supportata dal via libera di medici e psicologi, che hanno valutato in buona forma fisica e mentale i ragazzi nella grotta.
Dopo aver pompato fuori 128 milioni di litri d’acqua, è arrivato il via libera: “Non c’è giorno migliore: siamo pronti e non possiamo perdere l’occasione”. È probabile che il gruppo sia costretto ad alternare tratti a piedi ad arrampicate ed immersioni: la parte critica del percorso che attende i ragazzi è quella iniziale, attraverso passaggi stretti, pericolosi e tutt’ora sommersi.
A metà del percorso è stata creata una postazione chiamata “T-Junction”, abbastanza ampia per far riprendere fiato a i ragazzi. Da quel punto arriveranno alla caverna che in queste settimana è diventata la base avanzata dei soccorritori. I ragazzi avranno l’opportunità di riposarsi ancora per poi affrontare l’ultimo tratto, il più semplice, che li condurrà all’esterno per poi essere trasportati all’ospedale di Chiang Rai, dove tutto è predisposto per accoglierli.
Nessuno nasconde le difficoltà: il percorso verso la libertà dei ragazzi richiede 11 ore di pazienza e cautela per ognuno di loro. Lo dimostra, ancora una volta, la morte di Saman Gunan, un destino tragico che in realtà spinge ancor di più sulla forza di volontà dei soccorritori: “Non lasceremo che il suo sacrificio vada sprecato”.
I primi ragazzi, che saranno divisi in quattro gruppi, potrebbero arrivare all’esterno alle 21 ora locale, le 14 in Europa, ma proprio per la lunghezza e le difficoltà, potrebbero essere necessari da due a tre giorni per estrarli tutti. Ekapol Chanthawong, l’allenatore, uscirà per ultimo: è il più debole del gruppo. Travolto dai sensi di colpa, si è rifiutato di mangiare, lasciando le sue razioni ai ragazzi. Con una lettera ha chiesto perdono ai genitori dei ragazzi: qualcuno lo accusa di negligenza, altri hanno accettato le sue scuse. Una volta uscito, probabilmente dovrà rispondere davanti alla giustizia della scelta scellerata di guidare 11 ragazzini in una grotta, durante la stagione delle piogge.