Nell’infinito caso di Emanuela Orlandi torna a far sentire la propria voce Alì Agca, l’ex terrorista turco condannato per l’omicidio di un giornalista e per il fallito attentato a Papa Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981.
In una lettera inviata ai media, l’ex lupo grigio torna a parlare del caso della Orlandi, scomparsa a 15 anni nel giugno del 1983, nel suo consueto stile ricco di enfasi: “Emanuela è viva e sta bene, da 36 anni: non ha mai subito alcuna violenza ed è sempre stata trattata bene. Non fu mai rapita nel senso classico del termine, al contrario fu vittima di un intrigo internazionale per motivi religiosi-politici collegati al Terzo Segreto di Fatima, di cui il governo vaticano non è responsabile: è la Cia che dovrebbe rivelare i suoi documenti segreti, confessando la responsabilità diretta su un complesso di intrighi internazionali degli anni Ottanta. Papa Francesco ha detto a Pietro Orlandi che se Emanuela si trova in cielo dobbiamo pregare per lei. Una dichiarazione normalissima che fu manipolata per farne un film pieno di menzogne: basta con le bugie e calunnie contro i morti come Marcinkus ed Enrico de Pedis: nessuna criminalità e nessuna sessualità c’entrano con il caso di Emanuela Orlandi. Ci sono molte cose da dire, ma per adesso devo limitare il discorso”.
Tutto questo mentre si attende di riprendere in Vaticano le operazioni sulle centinaia di frammenti ossei rinvenuti in due ossari del Cimitero Teutonico, a poca distanza dalle due tombe delle principesse tedesche aperte dopo una segnalazione anonima e ritrovate totalmente vuote.