Si trova ai domiciliari presso la sua abitazione di Bari, Francesco Bellomo, ex giudice del Consiglio di Stato balzato agli onori delle cronache per le pretese che avanzava nei confronti delle allieve della Scuola di Formazione Giuridica Avanzata “Diritto e Scienza” e delle sue borsiste: tacchi alti e minigonna. Docente e direttore scientifico dei corsi post-universitari preparatori ai concorsi in Magistratura, Bellomo – in concorso con l’ex pm di Rovigo Davide Nalin (colui che si sarebbe occupato dei “test del fidanzato” e a cui spettava la vigilanza) - di maltrattamenti nei confronti di quattro donne, con cui aveva avuto una relazione, e di estorsione aggravata nei confronti di un’altra. Secondo Antonella Cafagna, gip del Tribunale di Bari, l’ex giudice del Consiglio di Stato manipolava psicologicamente con “condotte di persuasione e svilimento della personalità” le sue vittime, riuscendo a imporre loro di evitare il matrimonio, e secondo la testimonianza della sorella di una vittima, di aver sottoscritto dei “contratti di schiavitù sessuale”, oltre a punizioni come la pubblicazione di dettagli intimi di un’altra ragazza, finiti sulla rivista della scuola. Fra il 2011 ed il 2018, il “sistema Bellomo”, come definito nell’ordinanza, aveva trovato “Nell’istituzione delle borse di studio l’espediente di un sistema di sopraffazione fondato sui corollari di felicità, priorità e gerarchia. Le vittime sarebbero state isolate allontanandole dalle amicizie, per poi tentare la manipolazione del pensiero e l’indottrinamento, creando un meccanismo di dipendenza psicologica verso se stesso”.
Bellomo è anche indagato per calunnia e minaccia nei confronti del premier Giuseppe Conte, quando quest’ultimo era vicepresidente del consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa e presidente della commissione disciplinare.