"Col Pd non voglio avere niente a che fare. Col partito che fa parte dello scandalo di Bibbiano, con i bambini tolti ai genitori e addirittura sottoposti a elettroshock e mandati a altre famiglie, con il sindaco Pd che è coinvolto in questo, non voglio avere niente a che fare». E così Andrea Carletti, sindaco Dem di Bibbiano, ha querelato il capo politico dei 5s, nonchè ministro degli Esteri, Luigi Di Maio (già querelato pure dal segretario Dem Nicola Zingaretti che lo ha definito "Uno sciacallo in cerca di voti") in compagnia di altre 146 persone per diffamazione aggravata per i post sui social, le dichiarazioni di politici e non, e le mail ricevute dal contenuto ritenuto minatorio od offensivo nei suoi confronti. Al momento Carletti è sospeso dalla carica e sottoposto ad arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta “Angeli e Demoni” sugli affidi della Procura di Reggio Emilia. Di Maio aveva scritto su Facebook un post in cui faceva del caso Bibbiano, in cui i Dem non c'entrano un tubo - semmai ci fossero colpe sono individuali, non riguardano un sistema - una battaglia politica, ora allegramente dimenticata dopo l'"operazione salva-poltrone".
NEGATO L'ARRESTO
Intanto Carletti vince un primo round. Il tribunale della Libertà di Bologna ha rigettato l'appello del pm di Reggio Emilia, Valentina Salvi, che aveva chiesto ulteriori misure cautelari per il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti e per altri quattro indagati nell'inchiesta 'Angeli e Demoni', sugli affidi nella Val d'Enza reggiana. I giudici hanno confermato la decisione del gip di Reggio Emilia, ritenendo priva di gravità indiziaria una delle ipotesi di abuso d'ufficio contestate a Carletti, difeso dal professor Vittorio Manes e dall'avvocato Giovanni Tarquini, relativa all'affidamento di incarichi legali. Il ricorso della Procura sul punto si era discusso in udienza il 6 settembre, mentre deve ancora arrivare la decisione, sempre dei giudici della Libertà, sull'appello della difesa di Carletti contro gli arresti domiciliari a cui è sottoposto da fine giugno, sempre per reati che non riguardano i presunti abusi terapeutici sui minori, al centro dell'inchiesta.