Giocare con le pistole è pericoloso. Non si contano gli incidenti avvenuti nel corso dei decenni, anche coinvolgendo persone esperte di armi. Con decine di vittime. Dunque Antonio Ciontoli potrebbe avere detto quello che in molti non vogliono accettare perché sarebbe troppo semplice. Cioè che quella maledetta sera del 17 maggio 2015, a Ladispoli, il sottufficiale della marina si accorge che la pistola d’ordinanza non è in cassaforte ma banalmente nascosta in una scarpiera dopo che, dopo annidi incuria, era stata di nuova ripulita; e va ripresa e rimessa posto e che, mentre fa questa operazione incrocia in bagno il fidanzato della figlia, il 20enne Marco Vannini, e con lui scherza e finge di minacciarlo. Ma il proiettile è nella camera di sparo, parte un colpo e lo ferisce sotto un braccio. Se fosse possibile - non lo è - tornare indietro nel tempo, Ciontoli, anche se la ferita in apparenza sembrava assai superficiale, avesse chiamato il 118 senza perdere un solo secondo di tempo, oggi Marco sarebbe felicemente in vita con la sua fidanzata Martina e i suoi genitori. Si, avrebbe passato guai penali e civili ma niente a confronto con il peso sulla coscienza di avere causato la morte di quel ragazzo innocente solo per la testardaggine di uscire da quell’incidente con il minor danno possibile. Le ore che passano in quella casa, con Marco sofferente e già agonizzante, suonano per tutti i presenti come una incancellabile condanna, ben al di là della giustizia terrena. Ma se anche Antonio Ciontoli, il capofamiglia lavora per i servizi - con indennità maggiorate, e da qui la paura di tutta la famiglia di perdere quei soldi per tornare al ruolo originario per colpa di uno stupido incidente - avesse coperto il figlio Filippo o la figlia Martina, poco cambierebbe. Ciontoli e la moglie non chiamano il 118 se non tardivamente e in modo contradditorio, senza far capire agli operatori cosa era veramente successo. Quando lo fanno, era già troppo tardi.
Il resto dello scenario non conforta per niente. L'ex comandante della stazione dei carabinieri di Ladispoli Roberto Izzo è indagato per favoreggiamento e falsa testimonianza poiché sarebbe stato a conoscenza che non fu Antonio a Sparare ma altre persone della famiglia. E nei guai anche Viola Giorgini, fidanzata di Federico, in casa Ciontoli la sera della tragedia. Dopo un interrogatorio in caserma nel 2015 dice, intercettata, al fidanzato: "Ti ho coperto le spalle”. Cosa voleva dire, esattamente, con queste tre parole? Intanto la Corte di Assise di Roma ha condannato a 5 anni Antonio; tre anni per la moglie e i figli Federico e Martina. Assolta Viola Giorgini. Ma nell'inchiesta bis, ora, i pm di Civitavecchia hanno il verbale di un amico commerciante di Izzo a cui quest’ultimo avrebbe confidato che "A sparare non fu Antonio Ciontoli, ma il figlio Federico”. La viertà è ancora lontana.