I familiari di Lidia Macchi non nascondono la loro amarezza: «Siamo sorpresi. Non ci aspettavamo il ribaltamento della sentenza». La sorella Stefania: «Credo che servisse un minimo di approfondimento in più. Forse è stata una sentenza affrettata. Andremo avanti Lidia non ce la restituirà nessuno, nemmeno questi trent’anni senza di lei». Atteso il ricorso del legale di parte civile, l’avvocato Daniele Pizzi, contro l’assoluzione. «Delle criticità ci sono. Dirò a mia mamma che Binda è stato assolto. Abbiamo per 32 anni sempre atteso e aspettato sperando che prima o poi si sapesse la verità. Vogliamo sapere la verità su quello che e’ accaduto quella sera, è una cosa che chiunque vorrebbe sapere»
Il “filosofo” Stefano Binda, condannato in primo grado all’ergastolo, torna a casa assolto «per non aver commesso il fatto». In men di 2 ore la prima Corte d’assise di appello di Milano ha emesso la sentenza. Binda era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio aggravato dalla violenza sessuale della 21enne di Cittiglio (Varese) nel gennaio del 1987. Binda ha già lasciato il carcere di Busto Arsizio, dopo circa tre anni di cella. Forse è stata decisiva la testimonianza di un legale che, per conto di un cliente rimasto anonimo, ha rivelato che la famosa lettera alla famiglia attribuita all’assassino in realtà l’avrebbe scritta lui. Il penalista Piergiorgio Vittorini ha rivelato che una persona si sarebbe presentata nel suo ufficio nell febbraio 2017, raccontando la storia della lettera, scritta “come forma di protesta”.