Mentre Azouz Marzouk, il marito di Raffaella Castagna e del piccolo Youssef, trucidati nella loro casa si Erba dalla coppia diabolica Rosa Bazzi e Olindo Romano, pontifica proprio in queste ore in tv su nuovi assassini (“Conosco i loro nomi e li dirò ai magistrati, e ora voglio l’eredità di mia moglie che mi spetta. Rosa e Olindo? Sono innocenti”), la Corte di Cassazione apre intanto uno spiraglio per marito e moglie che, dopo avere confessato il delitto in ogni dettaglio, hanno cambiato idea e si professano “innocenti”, con il solito codazzo di media e di fan ognuno alla ricerca di qualcosa, dal falso scoop, a qualche like, sino ad esercitare la più classica funzione del “bastian contrario”, come è sempre è accaduto ancor prima del dualismo tra Bartali e Coppi, che li sostengono con entusiasmo.
Raffaella e Youssef
La strage fu opera nel 2006 dei coniugi Olindo Romano e da Angela Rosa Bazzi che uccisero a colpi di coltello e spranga Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini con il suo cane. Il marito di quest'ultima, Mario Frigerio, riuscì a salvarsi perché si finse morto.
A causa di un vizio formale la Cassazione ha infatti accolto l'istanza dei legali di Olindo&Rosa, condannati all'ergastolo per la strage di Erba, di trasmettere alla Corte di Assise di Como la richiesta della difesa di nuovi accertamenti.
Lo scorso aprile il tribunale di Como si era opposto alla domanda presentata dei difensori della coppia di poter esaminare alcune tracce biologiche trovate sulla scena del delitto oltre a un telefono Motorola e di poter accedere ai server della Procura per analizzare le intercettazioni ambientali agli atti del processo. La decisione era stata emessa senza contraddittorio tra le parti. Ora la Corte di merito dovrà rivalutare le istanze convocando le difese.
"Speriamo che la Corte fissi presto l'udienza - ha detto l'avvocato Schembri, del team della difesa- e si metta fine così a una battaglia che dura ormai da quattro anni. Al di là dei reperti tra qualche mese abbiamo intenzione di presentare una richiesta di revisione del processo, che si basa anche altri elementi, ma preferiremmo farlo avendo in mano tutti gli elementi utili".
Secondo i giudici di Como, le richieste dei legali sono immotivate. Servono solo a distruggere “l'impianto su cui è fondata la condanna definitiva”. Visti i risultati, presto anche l’assassino di Yara, Massimo Bossetti, in nome delle sue “ragioni”, chiederà la revisione del processo. Il fine pena mai, insomma, fa davvero paura.